Bishop bolli postali

Ti tasso, ti bollo, ti controllo

I primi bolli del mondo anticiparono di due secoli la grande riforma postale di Rowland Hill

di Alberto Ponti

Dal Quattrocento principi e regnanti intravidero nel controllo del servizio postale un possibile strumento di arricchimento per le finanze statali oltre che di controllo dell’informazione. E cercarono di approfittarne.

All’epoca il trasporto della posta era libero e aperto a chiunque volesse e avesse i mezzi per occuparsene; ogni città disponeva di corrieri propri, ai quali i mercanti – la categoria professionale che maggiormente si avvaleva del servizio postale – affidavano abitualmente la corrispondenza, mentre i sovrani godevano del servizio di messaggeri privati per il recapito di comunicazioni ufficiali e personali.

Dal XV secolo le cose cambiarono. Fu allora che le compagnie private di corrieri furono soggette a un pagamento per ottenere il monopolio del servizio postale degli stati. Tra le compagnie che si specializzarono nel trasporto della posta un nome è stato trasmesso fino ai giorni nostri, la famiglia dei Tasso. I Tasso furono una delle prime imprese multinazionali europee: per secoli detennero il monopolio del servizio postale dell’impero tedesco con gli altri stati europei. Originari del Bergamasco, i Tasso svolsero dapprima la professione di corrieri nella Repubblica di Venezia, fondando un’apposita compagnia che garantiva i collegamenti sulle linee Venezia-Milano e Venezia-Roma. Dopo il 1460 alcuni membri della famiglia furono chiamati a organizzare le poste pontificie, incarico che detennero fino al 1539. Nel frattempo altri Tasso, in particolare i fratelli Francesco e Janetto, ottenevano i primi appalti per comunicazioni postali nel Tirolo, su mandato di Massimiliano I d’Asburgo, incarichi poi confermati e ufficializzati con una serie di contratti postali nei primi anni del Cinquecento dal re di Spagna Filippo I e dall’imperatore Carlo V. Forti di tale mandato, i Tasso crearono una fitta ed efficiente maglia di collegamenti tra centinaia di città europee. Un network che permise loro l’acquisizione di un immenso potere strategico e finanziario, insieme a onori, privilegi e blasoni.

Mentre l’Europa diventava il laboratorio nel quale prendevano forma gli stati modernamente intesi, anche la comunicazione scritta viveva una fase di profonda transizione. All’intensificarsi dei movimenti micro e macroeconomici corrispondeva un iperbolico incremento dei volumi di corrispondenza postale: a farla da padrone erano sempre i commercianti con transazioni, lettere di accompagnamento, ordini d’acquisto, offerte di vendita, cataloghi ante litteram – ma la comunicazione scritta comprendeva anche testi notarili e legislativi, notifiche, citazioni, sentenze, bandi, cronache oltre che contenuti privati.

Su tutto ciò gli Stati rivendicarono la prerogativa e lo espressero tangibilmente sulla corrispondenza con un segno, un “marchio” del monopolio regale. Nascevano i primi bolli postali.

1608: Gli AQ di Venezia

1637: Il papel timbrado di Filippo IV di Spagna

XVII secolo: Le impronte dei corrieri

 

1661: Il Bishop britannico

 

 

William Dockwra: bolli da 1 penny 150 anni prima di Rowland Hill

 

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