Il boia Sanson e la maledizione dei templari

Il boia Sanson e la maledizione dei templari

di Renzo Rossotti |

Per strada gli giravano alla larga, neppure un cenno di saluto. I venditori cercavano di non servirlo. Era evitato come un appestato. Nel 1989, in coincidenza con il bicentenario della Rivoluzione francese, fu proposto un francobollo con la sua immagine – dopo tutto era stato un personaggio storico – ma la proposta venne seccamente respinta. Anche da morto era messo al bando, così come era stato quando era in vita. E tutto a causa del suo mestiere, “esecutore di giustizia”, perifrasi elegante per non chiamarlo semplicemente boia. Il più celebre boia di Parigi si chiamava Charles-Henri Sanson e la sua fama è pari, se non superiore, a quella dei colleghi Mastro Titta, boia dello Stato Pontificio, e Pietro Pantoni, in servizio a Torino. Sanson parlava poco e non aveva amici. Teneva per sé il segreto di quel tocco particolare nel far scattare la lama, un attimo prima che tagliasse la testa. L’aveva ereditato dal padre, Jean-Baptiste, il quale l’aveva ricevuto in segreto da suo padre. Una dinastia di boia, con tanto di titolo di executeur des hautes oeuvres de Paris (‘esecutore delle alte opere di Parigi’), acquisito nel 1688 da Charles Sanson de Longval, bisnonno di Charles-Henri, che lo condivise anche con il fratello prima di trasmettere il mestiere ai due figli.

Nella sua attività, iniziata nel 1754 e terminata nel 1795, a Charles-Henri toccò anche la decapitazione di Luigi XVI e di Maria Antonietta, aristocratici e rivoluzionari, come Georges Danton e Maximilien Robespierre. Narrano i racconti che durante l’esecuzione di Luigi XVI avesse sussurrato al sovrano «sono un templare e sono qui per compiere la vendetta di Jacques de Molay (il maestro dei templari arso sul rogo nel 1314 per ordine del re di Francia Filippo il Bello ndr)».

Francobollo Il boia di Sanson

Soltanto negli anni della rivoluzione Sanson eseguì 2.918 decapitazioni: era un volto pubblico, odiato, temuto, ma noto e riconosciuto. Di lui esistono biografie romanzate basate su diari apocrifi (alcune raccontano che sarebbe morto avvelenato), ma non rimane alcun ritratto, anche se è identificato nel personaggio che compare nel francobollo emesso dalle Maldive nel 1989. Nell’angolo in basso a destra ammicca Joseph-Ignace Guillotin (forse l’unica volta che il perfezionatore della ghigliottina compare su un francobollo); in secondo piano compaiono un anonimo condannato a morte sul palco del supplizio, affiancato da Sanson, a destra, e da un suo assistente; al piede, l’emblema di Philexfrance, il logo della manifestazione filatelica del bicentenario della Rivoluzione.

Commenti