francobollo Steve Jobs

iFrancobollo per Steve Jobs

di Francesco De Carlo |

Non è uno scherzo o una battuta: nel 2015 gli Stati Uniti potrebbero emettere un francobollo dedicato a Steve Jobs, il fondatore di Apple, morto il 5 ottobre 2011 a Palo Alto, in quella Silicon Valley che ha visto nascere molte tra le più importanti multinazionali dell’informatica, da Google a Facebook.

L’idea di intestare a Jobs un’emissione non è affatto banale: è stato l’uomo che più di ogni altro ha inciso, con le sue idee e i suoi prodotti, nella storia della tecnologia e dell’informatica planetaria, portando una carica innovativa senza precedenti. Se oggi utilizziamo in modo del tutto scontato smartphone, tablet e lettori mp3 miniaturizzati, lo dobbiamo alla capacità visionaria e rivoluzionaria dell’imprenditore americano dello stay hungry, stay foolish (‘siate affamati, siate folli’), la frase pronunciata nel 2005 all’Università di Stanford ed entrata nell’immaginario collettivo. All’epoca Jobs era già malato ma la verve e la grande passione per l’innovazione l’avrebbero accompagnato fino all’ultimo.

A tre anni dalla morte restano di lui tantissimi prodotti elettronici di uso comune ma anche un’eredità spirituale che è alla base non solo delle attività della Apple ma anche fonte di ispirazione per migliaia di startup in tutto il mondo. Anzi, viene da pensare che, andandosene ad appena 56 anni, Jobs sarebbe stato capace di visioni ancor più rivoluzionare in grado di prefigurare – e, senz’altro, realizzare – apparecchiature avveniristiche.

Ecco perché l’idea di un’emissione intestata a lui è eccezionale, anche perché negli Stati Uniti vige la consuetudine di celebrare su francobollo personaggi morti da almeno cinque anni: Jobs sarebbe una bellissima eccezione a questa regola. Ma la parola finale non è ancora stata scritta, dato che nell’elenco di idee da tradurre in francobollo diffuso dalla Citizens’ Stamp Advisory Committee, il commemorativo risulta indicato in rosso, ovvero ancora «in design development».

Nell’attesa che gli americani facciano la scelta definitiva – immaginando che il francobollo molto probabilmente ci sarà, dato che negli ultimi anni la filosofia di UsPost è di fare francobolli che sia facile vendere –, altri paesi hanno già onorato Jobs. Si tratta, perlopiù, di paesi africani dalla celebrazione facile, come Guinea, Guinea Bissau, Mozambico e Mali. Più interessante il foglietto intitolato ai Visionari del XX secolo, emesso nel 1999 da Palau, dove un giovane Steve Jobs compare insieme ad altri 24 grandi dell’information technology come Steve Wozniak (co-fondatore di Apple), Bill Gates (Microsoft), Jeff Bezos (Amazon), Bob Kahn, inventore del protocollo alla base di Internet. E se, in un francobollo del 2012 dedicato dalla Guinea alle grandi marche motociclistiche tedesche, Steve Jobs compare a cavallo della sua BMW R60, viene spontanea una riflessione amara: l’Italia che è tanto famosa nel mondo per le sue cose belle e buone, non lo è per l’informatica e la tecnologia, fatta eccezione per la Olivetti e il suo fondatore (comparsi su alcune emissioni). Ma stiamo parlando di macchine per scrivere, non di tablet!

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