Quale futuro per il francobollo

Quale futuro per il francobollo

di Lilla Paolino

Quale futuro per il francobollo

Il francobollo cesserà di esistere come carta-valore postale, ma sopravvivrà (forse) come mezzo di comunicazione, (forse) come strumento di rivendicazione nazionale, (certamente) come oggetto di antiquariato. Fra sentimentalismi, scenari di sola comunicazione orale e catarsi collezionistiche, è questo in estrema sintesi l’approdo delle riflessioni emerse dalla tavola rotonda sul tema Perché ancora il francobollo?, lanciata l’anno scorso dal regista Ermanno Olmi e organizzata il 6 luglio ad Asiago dal locale circolo filatelico presieduto da Maurizio Stella. Nel corso delle due ore di dibattito, esponenti del mondo della cultura, dell’imprenditoria e della pubblicità, moderati da Bruno Crevato-Selvaggi, si sono interrogati sull’attualità del francobollo.

abAlberto Bolaffi (imprenditore)

zoosociologico: «Il francobollo è superato e vivrà fin quando servirà a spedire messaggi; la parola scritta, che nasce dal nostro cervello ed è necessaria alla nostra evoluzione, invece continuerà a esistere: dal punto di vista collezionistico questo significherà il passaggio dalla filatelia alla filografia»

 

deambrosiPaolo Deambrosi* (editore)

finalizzato: «Anche nelle strategie di marketing è provata la maggiore efficacia dei messaggi inviati con affrancatura rispetto a quelli che ne sono privi»

 

filanciFranco Filanci (creativo)

profetico: «Il francobollo nacque nel 1840, ma ci fu chi ne decretò la morte trent’anni dopo con l’introduzione delle cartoline postali, e poi con le affrancature meccaniche: un secolo e mezzo dopo il francobollo è ancora vivo e vegeto»

 

manuzziMarino Manuzzi* (manager)

geopolitico: «Per le nazioni il francobollo è un elemento di sovranità»

 

olmiErmanno Olmi (regista)

romantico: «Il francobollo è di per se stesso un messaggio affettuoso, rispettoso, intimo e nel mondo solitario di oggi è un modo poetico per far sentire la nostra voce e non farci sentire soli»

 

paganoGiovanni Pagano (art director)

propositivo: «L’impiego postale del francobollo è superato, lo stato deve decidere se farlo sopravvivere; le aziende potrebbero diventare promotrici di un nuovo mecenatismo sfruttandolo per farsi pubblicità»

 

petaccoArrigo Petacco (storico)

scettico: «Anche se in gioventù ho inviato messaggi d’amore nascosti sotto i francobolli e ho studiato epistolari di personaggi famosi, il mondo oggi è cambiato e credo che il francobollo si perderà»

 

stellaGian Antonio Stella (giornalista)

nicchiante: « Con il digitale c’è una nuova vita per i libri, ma non vedo qualcosa di simile per il francobollo: oggi vince la gratuità dell’email e di skype; credo però che il francobollo avrà un futuro, anche se di nicchia»

 

* intervenuto dalla platea

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