Collezionare Verdi è pop

Collezionare Verdi è pop

di Bruno Crevato-Selvaggi e Giancarlo Morolli
Bicentenario Verdi: arrivano francobolli Italia e S. Marino

Il ritratto monocromatico tratto da una fotografia di Etienne Carjat rielaborata da Fabio Abbati, con i titoli di alcune sue opere alle spalle, campeggia sul francobollo italiano targato 2013. L’autoadesivo da 70 centesimi diventa il sesto celebrativo per Verdi.

Giuseppe Verdi era pop, più (e più compostamente) di molte icone pop attuali. Erano pop i personaggi delle sue opere, grandi figure, assolute: tutti, aristocratici – borghesi e popolino – li seguivano, con passione, a volte con livore ammirando (o disprezzando) la mondanità di Violetta nella Traviata, fremendo per la malvagità di Iago nell’Otello, piangendo per il coro degli ebrei schiavi a Babilonia nel Nabucco, imitando il gusto esotico dell’Aida, battezzando i figli con i nomi dei protagonisti, come si fa oggi con gli attori delle serie tv. Tanto che popolare era detta la trilogia composta da Rigoletto, Il trovatore e La traviata.

Erano pop molte arie delle sue opere – Libiamo ne’ lieti calici, Celeste Aida, Di quella pira, La donna è mobile… – cantate, invocate, osannate, tormentoni massmediatici prima dell’avvento dei mass media. Ed era pop il suo modo di essere simbolo del Risorgimento: prima che il suo Va, pensiero contendesse a Fratelli d’Italia il compito di rappresentare il paese, aveva scritto un inno nazionale – lo sanno in pochi – mai divulgato e non adattato alle richieste di casa Savoia.

Pop, infine, è anche la collezione dei suoi francobolli, fra le più seguite della tematica musicale, che quest’anno, in occasione del bicentenario della nascita del maestro, si arricchisce di parecchi esemplari.

san marino 2013 verdi

Anche il TItano ricorda il bicentenario di Verdi – e del suo collega Wagner – con un’emissione. Anticonvenzionale l’impostazione della vignetta verdiana, che non propone il tradizionale ritratto del musicista – barba, baffi e tuba – ma un allestimento della marcia trionfale dell’Aida messa in scena alla Scala in un’edizione del primo dopoguerra.

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