Francobolli e splendori del Ducato di Parma

Francobolli e splendori del Ducato di Parma

di Mario de Costantini
busta tete beche francobolli parma

Busta affrancata con l’unico tete-beche verticale noto del 15 centesimi

Nacque come un regalo, il Ducato di Parma e Piacenza. Un regalo un po’ speciale. Che nel 1545 papa Paolo III fece al figlio Pier Luigi Farnese, per assicurare rendite durature a lui e alla sua discendenza. Che infatti governò il ducato fino al 1731, non senza lustro. Tra Cinquecento e Settecento Parma divenne centro di una rinomata scuola di pittura, che annoverava, tra l’altro, artisti del calibro di Correggio e Parmigianino. E fu anche il centro di un rinascimento architettonico, capace di trasformare i territori parmensi da piccola enclave nata dal nepotismo papale a una della capitali culturali italiane.

Nel 1731, però, la discendenza dei Farnese si spense e i possedimenti passarono al ramo dei Borbone. Non sarebbe stato l’ultimo passaggio di mano. Annesse alla Francia dal 1801 al 1814, Parma e Piacenza furono di nuovo ducato l’11 aprile 1814, all’indomani del trattato di Fontainebleau, che ne affidava la protezione a Maria Luigia d’Austria.

Governante saggia e pragmatica, moderatamente liberale, Maria Luigia mantenne il codice napoleonico – Napoleone era stato, d’altronde, il suo primo marito – si dimostrò attenta ai bisogni della popolazione e si distinse nella protezione delle arti. Morì nel 1847, anno in cui fu organizzato con Modena uno scambio di territori che permetteva al ducato di lambire il Tirreno: Guastalla in cambio di Pontremoli e della Lunigiana parmense. Lo stato cambiò nome da Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla a Ducato di Parma, Piacenza e Stati annessi o, più semplicemente, Stati parmensi.

A Maria Luigia succedettero Carlo II – che, compromesso con la Prima guerra di indipendenza, abdicò a favore del figlio – e i meno popolari Carlo III (1849-1854) – assassinato da una congiura carbonara – e Roberto, ancora minorenne e per questo posto sotto la reggenza della madre Luisa di Borbone Francia (1854-1859). Del tutto intransigente verso le istanze liberali, la duchessa fu costretta a lasciare il potere dopo soli cinque anni: il 1° maggio 1859 fuggì da Parma, a seguito dell’insurrezione dei sudditi, galvanizzati dagli esiti della Seconda guerra di indipendenza. Il ducato si dissolse.

Busta affrancatura Parma-Modena

L’unica busta nota con affrancatura mista Ducato di Parma (15 centesimi) – Ducato di Modena (5 centesimi)

L’emissione

Tante le affinità della prima emissione di Parma con quella di Modena. Entrambe nate in virtù degli accordi postali con l’Austria, che esercitava un protettorato costante sui piccoli stati. Entrambe uscite il 1° giugno 1852, con i simboli della casa regnante (qui il giglio borbonico sormontato dalla corona ducale e la scritta Stati parm.). Stessi valori facciali, espressi in lira e centesimi di lira italiana; entrambe stampate in nero su carta colorata (gialla per il 5 centesimi, bianca per il 1, rosa per il 15, violetta per il 25, azzurra per il 40 azzurro, con una più rara varietà celeste, su incisione di Donnino Dentelli e stampa della Rossi-Ubaldi di Parma (che avrebbe prodotto anche le emissioni successive). I valori da 5, 10 e 40 centesimi furono riemessi tra il 1853 e il 1855 con la stessa vignetta, ma su carta bianca e inchiostro rispettivamente giallo, vermiglio e bruno rosso. Poiché questa, che è nota come seconda emissione, non aveva dato buoni risultati, tra il 1857 e il 1859 i tre valori da 15, 25 e 40 centesimi (terza emissione) furono riemessi con un disegno del tutto nuovo, che raffigurava giglio e corona in modo molto più arioso. Anche la scritta cambiava, diventando: Duc. di Parma, Piac. Ecc.

busta francobolli Parma

Busta affrancata con un 25 centesimi annullato il primo giorno d’uso, 1 giugno 1852.

Tra gli aspetti più interessanti della filatelia parmense si annoverano la presenza di interspazi di gruppo nei fogli, varietà di stampa e l’inversione di cliché nel 15 centesimi che ha dato origine a pochissime coppie tête-bêche, cioè varietà tra le più affascinanti della filatelia classica: sono note cinque coppie orizzontali usate, di cui tre su lettera, una verticale su lettera e un’altra in un foglio quasi intero.

Le marche per giornali

Nel 1853 a Parma e nei suoi territori ci fu, come a Modena, un’emissione di segnatasse per le gazzette estere: era la cosiddetta tassa sulle idee, che la posta applicava ai giornali provenienti dall’estero. Si trattò dapprima di due bolli a doppio cerchio, una per Parma e uno per Piacenza, poi di valori con un disegno molto semplificato, la scritta Stati parmensi e il valore entro una cornice mistilinea. Nel 1853 uscì il valore da 9 centesimi azzurro, nel 1857 quello da 6 centesimi di colore rosa, ma gli stessi ebbero anche due apprezzate varietà più chiare.

Quanto vale

I francobolli nuovi della prima emissione sono quotati 400 euro ciascuno i primi due valori, mentre i successivi variano da 90 punti sino a R5 per il 25 centesimi. I tre valori della seconda emissione variano tra R4 e R5, mentre nella terza il 15 centesimi è quotato 1.400 euro, il 25 arriva a 2.250 euro e il 40 si attesta a 285 euro.

La quotazione delle marche per giornali è riferita a quelle applicate sulle gazzette: 4mila e 1.800 euro i due bolli, R3 il 9 centesimi, 600 euro il 6. I due naturali, non emessi, sono quotati nuovi 300 e 535 euro.

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