Tutti in fila per il francobollo ucraino

Tutti in fila per il francobollo ucraino

Hanno fatto il giro del mondo le immagini delle persone in coda davanti agli uffici postali di Kiev per acquistare l’emissione che celebra la resistenza all’invasione russa. E Ukrposhta ha programmato il bis.

Di Margherita Criscuolo

«Probabilmente per la prima volta nella storia la coda per un francobollo è più lunga di quella per un iPhone». Con queste parole Ukrposhta, il servizio postale ucraino, ha commentato le foto delle persone in fila per acquistare l’emissione del 12 aprile scorso “Nave da guerra russa vaff.!”. La vignetta dei francobolli è autoesplicativa: raffigura il soldato dell’isola dei Serpenti Roman Gribov che mostra il dito medio al Moskva, l’unità navale più importante della flotta russa del mar Nero.
Nell’immaginario collettivo quell’episodio, avvenuto il primo giorno dell’invasione, è diventato uno dei simboli della resistenza ucraina. Il giovane artista originario della Crimea Boris Groh ne ha fatto un disegno, risultato vincitore di un concorso che Ukrposhta ha indetto sui social per realizzare il «primo francobollo ucraino sotto la legge marziale», recitava il bando. Alcune settimane dopo l’emissione – due i valori, uno da 23 grivnia per la posta interna, l’altro da 44 per l’estera – i missili ucraini hanno affondato il Moskva. Allora quel francobollo, per il suo valore di “cronaca in diretta”, ha improvvisamente risvegliato un collettivo desiderio di possesso collezionistico, accomunando migliaia di persone diverse per provenienza, età, genere ed estrazione sociale. L’interesse è esploso in Ucraina e all’estero, diventando un fenomeno virale sui media tradizionali e sui canali social. I potenziali acquirenti erano più numerosi della tiratura (un milione, a fronte di una popolazione ucraina di 44 milioni): tutti volevano possedere quel pezzo da collezione, nato e cresciuto sui social. E il francobollo, mezzo per affrancare la corrispondenza ma in questa circostanza soprattutto strumento di comunicazione e propaganda, ha recuperato la sua centralità nelle cronache internazionali.
Dopo gli scatti drammatici della guerra, dall’ospedale di Mariupol bombardato alle fosse comuni di Bucha, a fare il giro del mondo dall’Ucraina sono state le positive immagini del “flash mob filatelico” e la notizia del successo ottenuto dalla serie autografata da Gribov, messa all’asta e aggiudicata all’equivalente di oltre 155 mila euro, interamente devoluti alle forze armate ucraine. Forti di questo risultato superiore alle aspettative, le Poste ucraine ci ritentano con il sequel del francobollo, in uscita il 23 maggio. La vignetta è la stessa, salvo l’assenza della minacciosa sagoma della nave russa. Intanto è stato già lanciato un nuovo concorso per scegliere il tema del prossimo dentello patriottico ucraino (la cui emissione è in programma tra giugno e luglio), e annunciato un francobollo celebrativo della vittoria ucraina all’Eurovision Song Contest di Torino, con la Kalush Orchestra. Solo il tempo potrà dire se nel 2022 la ribalta mondiale di un francobollo resterà un episodio isolato prodotto dall’eccezionalità della celebrazione e del momento storico in cui è stato concepito o se, complice anche la rivalutazione finanziaria, creerà nuovi collezionisti.
Questa improvvisa celebrità suscita comunque riflessioni. Se con quel francobollo Kiev voleva colpire la Russia ha fatto centro; e lo ha fatto scegliendo un mezzo tradizionale – dal 1840 il francobollo è emanazione ufficiale dello Stato e della sua volontà istituzionale – ma anche innovando, perché ha deciso di potenziarne il messaggio (un gesto compreso da tutti in cui identificare la politica nazionale) sui nuovi canali mediatici. Con il positivissimo fenomeno di lunghe code per acquistare un francobollo, al posto dell’ultimo iPhone!

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