Debutto da 1 penny

Debutto da 1 penny

di Anna Sartorio |

Che Natale fosse vicino, Charles lo sentiva al volo. Anche se era piccolo, sei anni o giù di lì, durante le feste riconosceva nell’aria una consistenza diversa. Le strade di Walworth, Londra, sapevano di pasticcio di maiale e fango; fiocchi di neve ghiacciata gli sferzavano la faccia. Tutto questo non era confortevole, però era speciale.

Guardatelo, il piccolo Charles. Nei suoi scarponcini scalcagnati, i pantaloni corti e la mantella di lana. Dalla tasca gli spunta una busta consumata tanto il ragazzino l’ha aperta e richiusa. Nell’angolo in alto, tutti i dentelli del Penny Lilac con cui è affrancata sono sollevati. Come al solito, Charles ha provato a staccare il francobollo per rivenderlo. Ci prova sempre quando gli arriva in collegio una lettera di mamma, spera che l’annullo non si veda, soprattutto se riesce a piazzarlo a suor Janet, che ha la cataratta e a volte lo manda a fare commissioni all’ufficio postale. Ha imparato a schiarirlo con un gommino e un po’ d’acqua. Ne ha già una bella riserva. È per tirare su qualche soldo, dice al fratello, non si sa mai.

Magari facciamo un regalo a mamma. Sydney, che ha 4 anni in più, fa spallucce. È arrabbiato con lei. Lo è ogni volta che finiscono in un istituto di Lambeth. Sei mesi prima sono stati perfino in orfanotrofio, nemmeno fossero vagabondi. Non è colpa sua, la difende Charles. Lei è un’attrice, non può stare sempre appresso a noi. Dice al fratello che mamma è bella come una regina. Non c’è paragone con la regina dei francobolli, che ha pure la corona.

Quello che Charles e Sydney non sanno è che Lily Harley, all’anagrafe Hannah Harriette Hill, vive con 10 scellini a settimana, che certo non bastano a mantenere tutti. Gli istituti sono l’unica soluzione. Ogni tanto le cose girano al meglio. Lily ottiene un buon ingaggio e riesce a tenere i bambini con sé. Unisce alla zuppa di cavolo qualche pezzo di carne e prepara il suo porridge speciale. Come lo fa buono lei, le suore non sono capaci. Nei periodi in cui vivono tutti e tre a East Street, Lily porta in teatro Charles e Sydney, che siedono tra le quinte, spalle al muro, nel buio. Non vedono i topi che corrono nel sottopalco, né sentono gli schiamazzi del pubblico. Vedono la madre sotto le luci della ribalta e mandano a memoria le parole delle canzoni. Quando nessuno li vede, mimano lo spettacolo al riparo di un tendone nero e ridono.

Ed eccolo, adesso, Charles. Corre da Lambeth a Walworth con la busta in tasca. È uscito dal collegio di nascosto, ma non importa se prende una sgridata. Mamma gli ha scritto di aver ottenuto un ingaggio. Se tutto va bene, Charles e Sydney potranno tornare a vivere con lei a East Street. Il più bel regalo di Natale.

Quando entra in teatro, dall’ingresso posteriore, il ragazzino capisce che qualcosa non va. Il pubblico schiamazza più forte che mai; la voce di sua madre non riesce a coprire i fischi, poi si spezza in singhiozzi. Charles non ci pensa né uno né due. Salta sul proscenio, fa un profondo inchino e attacca ’E Dunno Where ’E Are, un canto cockney triste come la fame, ma come lo interpreta Charles fa impazzire di risate. Sgambetta, trotterella, piroetta. Poi, gran finale, pesca dalla busta tutta la sua riserva di Penny Lilac e li lancia verso la platea come stelle filanti. Il pubblico va in visibilio. Gli applausi si sentono fino in strada.

Quando il tendone si chiude, un uomo con la barba nera si avvicina al bambino.
«Come ti chiami?»
«Charles Spencer Chaplin, signore».
«Uhmm, Charlie Chaplin suona meglio. Io sono l’impresario. Fai questo numero cinque volte al giorno e darò a tua madre 20 scellini a settimana».
«Grazie, signore. Ma ho finito i francobolli ».
«Non importa».

Madre e figlio escono da teatro con un anticipo di 10 scellini. Charlie prende le prime due decisioni adulte della sua piccola vita: diventerò un uomo ricco e raccoglierò per me tutti i francobolli del mondo.

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