Il barbone che dormì nell'ufficio postale

Il barbone che dormì nell’ufficio postale

di  Renzo Rossotti

2Appena aperto l’uscio, l’impiegato Keshav vide un uomo raggomitolato sulla panca. Un girovago, un pellegrino forse: in giro, in quell’angolo di India, a Jorasanko, non ne mancavano. Quel tipo con la barba fluente doveva aver trascorso la notte nell’ufficio e lo ammise: «Sono venuto ieri per spedire un messaggio a un amico di Indore, mi sentivo stanco e mi sono addormentato». Aggiunse di chiamarsi Rabindranath Tagore, nome che all’impiegato non disse nulla. Era il 1905 e mancavano otto anni perché quel “barbone” fosse onorato con il premio Nobel per la letteratura. Di famiglia ricca, Tagore (Calcutta 1861-1941) studiò in Inghilterra prima di tornare nel suo paese e dedicarsi all’arte; fu infatti poeta, scrittore, filosofo, genio poliedrico.

Dopo la fama che gli venne dal riconoscimento del 1913, amava concedersi a giornalisti e fotografi esigendo però – piccola vanità – che la sua immagine fosse accompagnata anche dal suo autografo, lo stesso che compare sul francobollo emesso dall’India nel 1961, in occasione del centenario della sua nascita. A un reporter che lo intervistava nel 1940, un anno prima della scomparsa, chiedendogli da dove avesse tratto ispirazione per il suo dramma L’ufficio postale, rispose: «Un ufficio postale è importante perché consente agli uomini di comunicare e poi devo confessare che in un ufficio postale presso Jorasanko ho pure dormito e dal sogno che ho fatto mi è venuto lo spunto per l’intreccio della storia: è la vicenda di un bambino malato, Amal, che non può stare all’aperto, prendere aria e sole, giocare. Chiuso nella cameretta tutto il giorno, ha un unico svago, guardare dalla finestra il viavai della gente, i clienti dell’ufficio postale di fronte. È andata così, ho scritto quel testo in quattro giorni, ma è nato dal sogno di una notte».

1Nel luglio 1942 la pièce fu messa in scena dai bambini dell’orfanatrofio del ghetto di Varsavia sotto la supervisione dello scrittore e medico Kanusz Koruzak, un mese prima della loro deportazione.

Tagore era morto l’anno prima. Oltre alla sua vasta produzione letteraria, alla sua fama, ai francobolli che lo hanno ritratto  –sono sedici le nazioni, dall’Argentina al Vietnam, che lo hanno celebrato, India per prima – a ricordarlo rimane l’ufficio postale di Jorasanko, completamente ricostruito, modernizzato e intitolato, ovviamente, a Tagore.

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