A Poste interessano ancora i francobolli?

A Poste interessano ancora i francobolli?

di Domitilla D’Angelo

Il codice postale italiano stabilisce che i francobolli devono essere distribuiti in tutti gli uffici postali, che sono 14mila sul territorio nazionale. Sembra invece che oggi la rete territoriale di Poste italiane interpreti la norma in modo piuttosto flessibile: qualche francobollo in qualche ufficio. Di fatto agli sportelli gli impiegati non ne dispongono, i francobolli sono custoditi dal cassiere o dal direttore e  se qualcuno – di solito un filatelista – li chiede insistentemente, allora si deve andare a prenderli, contabilizzare… con dispendio di tempo e di lavoro. Le cose vanno un po’ meglio agli sportelli filatelici, che però sono solo trecento in tutta Italia. Ma c’è di più: per regolamento interno di Poste alcune spedizioni – le raccomandate 1, le raccomandate con ricevuta di ritorno, i posta celere e i pacchi celere 1 e 3 – non possono essere affrancate con francobolli.

L’intento, più o meno dichiarato, sembra l’utilizzo quasi esclusivo delle tp label (le affrancature meccaniche in servizio da fine 2001), che nell’ottica dell’operatore postale sono più economiche, sia per il costo materiale, sia in termini di tempo. Atteggiamento simile è rivolto anche ai tabaccai, che sono obbligati per legge alla vendita di francobolli (se non lo fanno, sono passibili di ritiro della licenza): agli uffici postali devono fare la coda come tutti gli altri clienti e spesso non vengono riforniti o lo sono insufficientemente, lamenta la Federazione che rappresenta la categoria.

A peggiorare le cose, ci si è messo a gennaio l’improvviso aumento tariffario, che ha fatto sì che in un primo momento i nuovi tagli mancassero totalmente e non fossero state allestite scorte sufficienti di valori piccoli a integrazione delle tariffe già vigenti. Da allora la situazione è migliorata solo parzialmente e le proteste dei clienti continuano a trovare spazio sulle cronache locali dei giornali.

A fine aprile il Centro tutela consumatori e utenti ha presentato un esposto all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, al ministero per lo Sviluppo economico e alla Procura per violazione della Carta della qualità firmata da Poste italiane, dichiarando l’impossibilità di reperire francobolli presso gli uffici postali e le tabaccherie di Bolzano (dove ha la propria sede centrale): «negli uffici postali sulle lettere viene apposto un apposito timbro (la tp label ndr), ma chi deve spedire più di dieci lettere per volta subisce l’amara sorpresa che tale servizio alternativo di affrancatura comporta il pagamento di un supplemento di prezzo pari a 5 centesimi a lettera». Due mesi dopo la situazione non pare cambiata: «Da aprile non abbiamo avuto alcun riscontro – commenta il direttore del Ctcu Walther Andreaus – e i problemi continuano». Ma forse qualcosa si muove: la norma che impone la soprattassa è stata messa in discussione e sembra in corso di modifica (alcuni uffici postali applicano la maggiorazione oltre le venti lettere, altri oltre le centinaia). A giugno anche il Codacons ha confermato: «il problema c’è, riceviamo innumerevoli segnalazioni da tutta Italia».

Nel coro di proteste da tempo fa sentire la sua voce anche la Federazione fra le società filateliche: «Grazie al contatto con i nostri soci presenti su tutto il territorio possiamo confermare che riscontriamo forti disagi in tutta Italia, le lamentele sulla difficoltà di trovare francobolli negli uffici postali sono continue e diffuse» commenta Piero Macrelli, presidente della Fsfi. Che aggiunge: «A nostro parere, affrancare con i francobolli è un sistema efficacissimo alla propaganda della filatelia e quindi utile anche a Poste».

In conclusione, i francobolli, soprattutto i commemorativi, circolano pochissimo. Cui prodest? Non ai filatelisti. Non a potenziali collezionisti. Non ai tabaccai. Non a Poste. O forse sì?

 

 

 

 

 

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