Due francobolli e un cap che non c’è

Due francobolli e un cap che non c’è

DI CLAUDIO BACCARIN |

Nei juke-box, in quella lontana estate del 1967, furoreggiava A chi di Fausto Leali. Ma noi non sapremo mai a chi fossero indirizzate la cartolina e la lettera raffigurate, rispettivamente, sui francobolli da 20 e da 40 lire che il 1° luglio propagandarono l’adozione del codice di avviamento postale. Da Bari Centro (70100) – come recitano gli annulli – a Pisa (56100) le due missive avrebbero dovuto percorrere oltre 800 chilometri. Ma, con largo anticipo sull’introduzione della legge sulla privacy (la 675 del 1996), sui bozzetti furono “sbianchettati” sia il destinatario, sintetizzato in un anonimo sig., sia il recapito. Di sicuro non si tratta di un capitolo dell’epistolario tra Nichi Vendola – pure nato a Bari e figlio di un impiegato delle Poste, che all’epoca non aveva nemmeno nove anni – ed Enrico Letta, nato a Pisa il 20 agosto 1966, impegnato in quelle settimane con biberon e sonagli.

I due francobolli, che ebbero una tiratura di 18 milioni di esemplari, dovevano stare molto a cuore ad Aurelio Ponsiglione, direttore generale dell’amministrazione delle Poste e telecomunicazioni, che firmò personalmente il bollettino illustrativo dell’emissione. «Oggi le Poste Italiane, realizzando il codice di avviamento postale (C.A.P.) – scriveva Ponsiglione, che un anno e mezzo dopo avrebbe meritato l’onorificenza di cavaliere di Gran Croce dell’ordine al merito della Repubblica italiana – inseriscono nei propri cicli operativi uno strumento di infrastruttura che, mentre assicura immediati vantaggi, consentirà la completa automatizzazione delle fasi di lavorazione più gravose: l’instradamento e la ripartizione delle corrispondenze e dei pacchi». Di qui il varo dei cap. «Vari paesi – spiegava Ponsiglione – hanno già realizzato e sperimentato sistemi diversi di codificazione, ispirati alle peculiari esigenze locali. L’Italia ha prescelto il codice numerico, in quanto l’uso delle lettere alfabetiche poteva dar luogo a dubbi interpretativi. È nato, così, il codice di avviamento postale che, in un solo numero a cinque cifre, traduce per il ripartitore postale, nel suo linguaggio tecnico, l’indirizzo».cap cartolina

cap lettera

Al bozzettista Renato Ferrini toccò il compito, per invitare gli utenti a familiarizzare con le nuove combinazioni, di riprodurre otto codici, allineati su due colonne. I prescelti furono, dall’alto in senso orario: 02049 Torri in Sabina (Rieti), 10132 Superga (Torino), 46018 Villa Pasquali (Sabbioneta, Mantova), 85036 Roccanova (Potenza), 67100 L’Aquila, 00061 Anguillara Sabazia (Roma), 97012 Chiaramonte Gulfi (Ragusa). L’ultimo, ovvero il 13065, riguarda la provincia di Vercelli, ma non risulta mai assegnato. La numerazione si ferma al 13060 di Roasio.

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