Cronaca di una morte annunciata

Cronaca di una morte annunciata

di Filippo Bolaffi

È il capolavoro di un premio Nobel per la letteratura, ma il caso di Romafil 2014 impone delle riflessioni che il titolo del romanzo di Gabriel García Márquez sintetizzano bene. Prima sembrava che l’appuntamento romano dovesse saltare. Poi, per le insistenti pressioni dei vertici di alcune associazioni filateliche, Poste italiane ha acconsentito a organizzare, in fretta e furia, la dodicesima edizione. Poi qualcun altro dall’interno (una divisione di Poste? il ministero dello Sviluppo economico?) ha deciso di sabotare l’edizione, annullando e posticipando le emissioni filateliche previste in quei giorni. Poi, forse per le insistenti pressioni dei vertici delle stesse associazioni filateliche di prima, una sola serie (e neanche la più significativa) è stata messa in calendario in concomitanza con l’appuntamento. Alla fine la manifestazione c’è stata, ma con modesta affluenza di pubblico e scarsa partecipazione degli operatori.

La verità è che questo genere di eventi ha davvero poca ragione di esistere, ancora meno se organizzati all’ultimo, solo per “giochi di palazzo”: così come sono, nella loro impostazione e nella loro forma, queste manifestazioni sono ancora figlie di un retaggio ottocentesco, con stand che dovrebbero essere vetrine per la vendita e bacheche in cui l’appassionato, ma soprattutto il collezionista-espositore, esibisce i propri pezzi e trova motivo di orgoglio personale.

Tutto ciò forse può andar bene per gratificare i “collezionisti che sono già collezionisti” (anche se si dovrebbero trovare formule alternative e meno impegnative). Ma per fare pubblicità al francobollo, per renderlo cool, per farlo percepire come un oggetto da desiderare, per riposizionarlo, per coinvolgere e appassionare nuovi adepti… siamo molto lontani. Soprattutto considerando che con l’investimento che le due manifestazioni annuali organizzate da Poste richiedono si potrebbe pensare piuttosto a una campagna media il cui budget da solo darebbe alla filatelia una visibilità nazionale mai avuta prima. Quanto agli eventi, ne basterebbero pochi che attirino nuovi potenziali collezionisti, con proposte accattivanti, lontani dall’algido rigore minimalista del Palazzo dei congressi di Roma, ma anche dal dilettantesco bazar di Veronafil.

Nella desolazione di Romafil è però emersa una non trascurabile nota positiva: un nuovo presidente di Poste, che sebbene insediato da poco tempo, si è dimostrato molto vicino alla filatelia e consapevole dell’importante ruolo di immagine che il francobollo riveste nell’azienda che guida. Per età anagrafica e per formazione, la pensa in modo diverso rispetto al passato e guarda al futuro della filatelia. Le premesse fanno ben sperare. È questo il mio augurio per questo Natale e per il nuovo anno.

P.S. In occasione di Romafil sono stati rinnovati i vertici dell’Usfi (la stampa filatelica): con la scadenza del presidente Danilo Bogoni, che per statuto ha diligentemente rimesso il proprio mandato. A Bogoni va il mio personale ringraziamento per il grande lavoro svolo, e al nuovo presidente Fabio Bonacina un sincero in bocca al lupo per il nuovo incarico. Visto che non solo nell’Usfi, ma anche negli Stati Uniti il presidente non può essere rieletto per più di due mandati… suggerirei che a questa prassi virtuosa si ispirassero tutti gli organi associativi filatelici nazionali e, guardando al futuro, puntassero al rinnovamento, cambiando le cariche ad aeternum. Forse così si eviterebbe di dover scomodare di nuovo il grande Gabriel García Márquez.

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