Dicono del collezionismo...Piero Angela

Dicono del collezionismo…Piero Angela

di Domitilla D’Angelo

Quando la televisione di qualità piace al pubblico. Scienze, astronomia, archeologia, economia, ecologia, matematica, fisica, linguistica, sociologia, religione, medicina, ma anche educazione civica e sessuale: con una formula impeccabile, pacato e mai noioso, Piero Angela (Torino 1928) racconta da oltre trent’anni pillole del passato, del presente e del futuro della civiltà umana. Ai più è conosciuto soprattutto come conduttore delle trasmissioni Quark e Superquark in onda su Rai 1, ma è stato anche cronista, corrispondente e conduttore del telegiornale, ideatore di grandi serie televisive di contenuto scientifico (tradotte in inglese e trasmesse in oltre 40 paesi), autore di 37 libri (l’ultimo, Viaggio dentro la mente. Conoscere il cervello per tenerlo in forma, edito da Mondadori, è di quest’anno). La sua attività di divulgazione scientifica è stata certificata da prestigiosi riconoscimenti nazionali (come la medaglia d’oro per la cultura del presidente della Repubblica nel 2002) e internazionali (come il Kalinga dell’Unesco), e da otto lauree honoris causa. Con la sua facilità di narrazione, anche di concetti complessi, ha appassionato generazioni di spettatori. E, c’è da scommetterci, se qualche bambino di ieri oggi è diventato scienziato, esploratore o astronauta, forse è anche un po’ merito suo.

 

Lei colleziona?

Sono stato un piccolo collezionista da bambino. Avevo una modesta collezione di francobolli. Erano gli anni Trenta e ricordo che mi piacevano molto i francobolli africani. Poi sono passato alle monete. C’era un cambiavalute a Torino, in corso Vittorio Emanuele, che aveva in vetrina delle monete antiche, e mi fermavo sempre a guardarle. Con i miei piccoli risparmi cominciai a comperarne qualcuna, e a quel punto i miei genitori sapevano cosa regalarmi per farmi piacere. Erano monete di due tipi: romane e monete d’argento dell’Ottocento. Ricordo che quando venni operato d’appendicite, mia madre mi regalò un tallero di Maria Teresa. Le monete romane le ho ancora, quelle d’argento, invece, dopo la guerra le rivendetti allo stesso cambiavalute per alimentare un’altra collezione che avevo cominciato: quella dei dischi di jazz.

tallero maria teresa

Era un bravo pianista già allora…

Sì, a livello amatoriale suonavo musica classica e jazz. Con altri amici studenti avevamo una piccola band, e i dischi di jazz erano la nostra passione. Ma nel Dopoguerra ce n’erano pochissimi in Italia, bisognava farseli arrivare dall’estero, cosa non facile. C’era però una risorsa importante: i V-disc. Erano i dischi stampati per i militari americani, dischi di cui era vietato il commercio perché per queste edizioni le case discografiche e gli autori avevano rinunciato ai diritti. Anzi c’era proprio scritto sull’etichetta che, finito l’utilizzo, dovevano essere distrutti. Questi V-disc erano quindi una rarità già allora. Ricordo che ne trovavo molti nei bar frequentati dai militari americani tra Viareggio e Livorno, dove c’era una grande base. I doppioni ce li scambiavamo attraverso la rivista Musica Jazz, una pubblicazione per amatori. Oggi questi V-disc hanno un valore collezionistico altissimo, con prezzi alle stelle.

V-Disc

Angela collezionista di monete e di dischi, quindi. Ma, secondo lei, quale è stato il più antico gesto collezionistico dell’uomo?

Probabilmente già nella preistoria c’era il gusto di raccogliere e conservare oggetti che piacevano. Forse il primo collezionista è stato un neandertaliano: in una caverna da lui abitata è stata trovata una piccola collezione di pietre colorate e conchiglie. Anche noi, oggi, troviamo piacere a raccogliere conchiglie sulla spiaggia e conservarle. È un gesto molto antico, probabilmente.

Dalle collezioni enciclopediche di aristocratici e borghesi nel Settecento e Ottocento, a quelle di figurine, sorpresine e profumi. Il collezionismo è un comportamento sociale che non ha età né sesso. Secondo lei, cosa spinge le persone a raccogliere e conservare?

Il piacere di avere per sé delle cose che si amano, tenerle accanto, guardarle, catalogarle, studiare l’epoca, cercare altri “pezzi” che si amerebbe avere, fare anche sacrifici per comperarli. A un livello più semplice, lasciarsi coinvolgere in un gioco che diventa a un certo punto una mania. Ricordo perfettamente, sempre negli anni Trenta, la famosa febbre per le figurine Perugina, che si trovavano in varie confezioni di dolciumi. Anche io ero diventato un collezionista accanito. C’era, a Torino, sotto la Galleria San Federico, una specie di Borsa dove i collezionisti si trovavano per scambiarsi i doppioni. «Io avrei due Athos. Chi ha un Aramis?». Poi c’era il famigerato Feroce Saladino, molto raro, che valeva moltissimo, se ricordo bene era il numero 20, in basso a destra, nella seconda pagina… Il “tirante” forte per completare la collezione era naturalmente l’album: non si potevano lasciare spazi vuoti! Con i doppioni si cominciava un nuovo album, e così via… Completare la collezione è ancora oggi una delle motivazioni forti per continuare a raccogliere e comperare.

figurine perugina feroce saladino

Il primo francobollo del mondo fu emesso in Gran Bretagna nel 1840, in un periodo di grandi innovazioni. La sua introduzione ha impresso un’accelerazione alla comunicazione epistolare: spedire una lettera diventava facile e poco costoso. Negli anni Sessanta del Novecento le lettere affrancate sono andate fin sulla Luna. Come è cambiato nel tempo il ruolo della comunicazione scritta?

Naturalmente è cambiato molto. Personalmente ho potuto quasi cronometrare questo cambiamento: nel corso degli ultimi anni infatti sono sempre più diminuite le lettere scritte a mano inviate dai telespettatori, e oggi non ne arrivano praticamente più. Le rarissime che arrivano hanno una scrittura subito riconoscibile, quella di persone molto anziane. Tutto ormai viaggia per e-mail. C’è da dire comunque che il computer ha indotto oggi la gente a scrivere più che in passato, anche attraverso i social network e gli sms. L’altro cambiamento è che con il computer si scrive in stampatello e molti giovani scrivono oggi in stampatello anche a mano: si sta perdendo l’abitudine di scrivere e addirittura di leggere in corsivo.

Valore intrinseco, valore facciale, valore culturale: ma quanto vale un francobollo?

Il valore di qualunque pezzo da collezione sta scritto nel cervello del collezionista, specialmente nella parte del cervello che presiede alle emozioni. Il desiderio, la passione, a volte l’innamoramento sono i veri “cartellini” che indicano quello che si è disposti a fare per averlo.

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