Una vittoria che dura nel tempo, anche grazie a un francobollo

Una vittoria che dura nel tempo, anche grazie a un francobollo

L’omaggio postale al Mundial ’82 firmato da Renato Guttuso è ancora oggi un pezzo indimenticabile.

Di Giulio Filippo Bolaffi

Di pochi eventi nella storia si ricorda con chiarezza il luogo in cui ci si trovava quando si verificarono. Principalmente si
tratta, purtroppo, di episodi memorabili per la loro tragicità. Ma l’11 luglio del 1982 per la maggior parte degli italiani con più di nove lustri di età rappresenta una memoria di giubilo: la clamorosa vittoria dell’Italia al Mundial. Madrid. Estadio Santiago Bernabeu. Italia-Germania, 3-1. Fotogrammi indelebili: l’urlo di Tardelli, l’esultanza di Pertini in tribuna e alla fine Zoff che alza la Coppa del mondo.
Quest’ultimo gesto, così emblematico, ha ispirato poco dopo un omaggio postale. Dalla matita del maestro Renato Guttuso, e non di un disegnatore qualsiasi, è nato il bozzetto di un francobollo che tutti ricordiamo (è il protagonista della copertina di questo numero del
Collezionista). L’evento è stato davvero sensazionale, grazie a quella squadra leggendaria e alla sua crescita iperbolica, che la portò dall’essere criticata ferocemente a compiere l’impresa titanica di battere Argentina e Brasile, fino alla conquista del trofeo. E il fatto di cronaca tradotto in un bellissimo disegno ha permesso di sigillare un’immagine indelebile all’interno della sacralità di un francobollo dal valore di 1.000 lire. Il risultato di questo cocktail perfetto è un pezzo indimenticabile ancora oggi, a distanza di quarant’anni. È ovviamente più facile ricordare un francobollo celebrativo di un evento mitico rispetto a uno banale. Ed è altrettanto più memorabile un’accattivante immagine rispetto a una a tinte smorte. Ma la verità è che se i francobolli commemorativi e celebrativi emessi da uno Stato, Italia in primis, fossero di meno, degni solo delle ricorrenze più importanti, nonché disegnati da “matite illuminate” – che abbiano l’ambizione di lasciare un segno grazie alla loro creatività senza limitarsi a “fare il compitino” – allora sicuramente quei pochi (a quel punto) “eletti” francobolli emessi avrebbero un posto garantito nella memoria delle persone. I collezionisti non sarebbero più obbligati a riempire le caselle con tante emissioni di cui non guardano neanche l’immagine, a causa dell’irrilevanza del soggetto e della poca bellezza del disegno. Ma soprattutto anche i non collezionisti potrebbero essere attratti non tanto da un francobollo in quanto tale, ma dal nome e dalla mano dell’artista che l’ha realizzato o da un vero interesse stimolato dall’importanza del soggetto raffigurato. L’esperienza fortunata che ha creato l’iconico francobollo per il Mundial dell’82 sarà forse irripetibile, ma è lecito riflettere sul perché all’epoca si decise di coinvolgere Guttuso, non certo abitualmente sotto contratto dell’Amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni (come si chiamava all’epoca) o dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Mi chiedo quindi se oggi non si potrebbero ingaggiare un Maurizio Cattelan o altri grandi nomi dell’arte contemporanea, o addirittura indire un concorso, davvero ambito, tra artisti per ideare le emissioni. E poi che queste emissioni siano: a) decise in anticipo; b) in numero limitato; c) legate a pochi eventi veramente degni di nota. Così i francobolli riacquisterebbero una loro dignità e magari verrebbero apprezzati anche fuori dal mondo collezionistico. Nel 2022 un francobollo italiano celebrerà il 40esimo anniversario del Mundial ‘82. Ci si limiterà a ricordare, visto che per cause di forza maggiore (…) sarà impossibile emetterne uno nuovo per festeggiare qualcosa per la Coppa del mondo di calcio 2022! Nel frattempo però sarebbe auspicabile mettere in pista cambiamenti affinché, anche senza una coppa in bacheca, si riuscissero a creare nuovi francobolli capaci di rimanere impressi nella memoria per decenni.
Buon collezionismo a tutti.

PS: Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Antognoni, Graziani (più Bergomi e Altobelli). C.T. Enzo Bearzot.
Consentitemi di ricordare una formazione mitica che ha fatto innamorare del calcio un bambino e soprattutto rinascere un paese dopo anni
veramente difficili.

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