Tristan da Cunha: quattro patate per un francobollo
A Camogli, sulla costa ligure, quasi in riva al mare c’è una piccola piazza, che ai più passa inosservata; il suo nome è largo Tristan da Cuhna. Su un muro una targa spiega il motivo del gemellaggio fra la cittadina ligure e la sperduta isola del sud dell’oceano Atlantico (foto 1): “Tristan da Cunha – arcipelago dell’Atlantico meridionale – vi naufragò il brigantino a palo “Italia” nel 1892. Dettero vita a quella colonia i marinai camogliesi Gaetano Lavarello e Andrea Repetto”. Posta a metà strada fra il Sudafrica e il continente sudamericano, Tristan da Cunha forma un piccolo arcipelago con le isole disabitate di Nightingale e Gough ed è conosciuta come il lembo di terra più isolato al mondo; vi risiede una piccola comunità che è considerata la più lontana da altri luoghi popolati. L’isola di Sant’Elena, da cui Tristan dipende, è a 2.300 chilometri, Città del Capo in Sudafrica a 2.800, l’isola antartica della Georgia del Sud a 2.500. Il nome deriva dall‘ammiraglio portoghese Tristao da Cunha che la scoprì nel 1506 durante un viaggio dal Brasile verso le coste africane. A fine Ottocento le attività di caccia alle balene e alle foche portarono i primi visitatori. Nel 1816 l’isola fu annessa alla Gran Bretagna e nel 1938 divenne una dipendenza di Sant’Elena; oggi è un territorio d‘oltremare del Regno Unito.
L’isola è la sommità di un vulcano sottomarino, la cui parte emergente dal mare si innalza sino a 2.000 metri. La cima del cono vulcanico è coperta da nuvole per tutto l’anno, le pendici sono a picco sul mare. Non ci sono porti per navi di medio tonnellaggio, che devono ancorarsi a distanza per evitare le correnti. Di forma circolare, Tristan da Cunha ha un diametro di dieci chilometri, ma solo una piccola area, posta sul lato nord occidentale, è pianeggiante. Lì si trova Edinburgh, l’unico centro abitato e i cui dintorni sono i soli a essere coltivati.
Attualmente gli abitanti sono poco più di 250, molti dei quali imparentati fra loro, tanto che i cognomi ricorrenti sono solo sette, e fra questi spiccano quelli dei Repetto e dei Lavarello, discendenti dei due marinai italiani che lì naufragarono e che nel 1893 rifiutarono di unirsi al resto della ciurma che rimpatriava a bordo di una nave di passaggio. L’amore per due belle isolane trattenne a Tristan per tutta la vita Gaetano Lavarello e Andrea Repetto. Nel centenario del naufragio del brigantino Italia le poste locali emisero francobolli a ricordo dei due camogliesi (foto 2), mentre nel 1992 un foglietto illustrò Camogli e l’ospedale locale intitolato alla cittadina ligure (foto 3).
Ragioni del cuore a parte, i motivi per abitare Tristan da Cunha sono davvero pochi. Il tempo è quasi sempre cattivo, se non pessimo, e la pioggia cade mediamente 250 giorni all’anno. Anche la sussistenza è precaria, legata come è alla coltivazione della patata, unica fonte di sostentamento dopo il fallimento dell’introduzione dei cereali. Con l’economia basata essenzialmente su questa pianta, la patata fu per anni la moneta dell’isola e per decenni la ricchezza delle persone fu commisurata alla quantità di tuberi posseduta.
In passato l’isolamento è stato pressoché totale e nessuna comunicazione via radio fu possibile sino alla prima guerra mondiale. I contatti con il mondo avvenivano tramite navi di passaggio, piuttosto rare: dalle carte degli sbarchi risulta che solo quattro navi approdarono nel 1913, una nel 1921, nessuna nel 1924, due nel 1936 e nel 1947, nessuna nel 1953, quattro nel 1958 e tre nel 1978.
Prima della seconda guerra mondiale la corrispondenza da e per Tristan da Cunha era trasportata dalle baleniere e da altri vascelli. Gli accordi venivano stipulati direttamente con i capitani che richiedevano un periodo di circa quindici mesi per il recapito.
Un tentativo per attirare l’attenzione su quest’eremo fu intrapreso nel 1946 da un certo Alan B. Crawford: propose un‘emissione di francobolli specifici. Crawford era un meteorologo inglese che aveva soggiornato a Tristan per diversi anni dal 1938. Nel 1943 aveva curato la prima pubblicazione locale, The Tristan Times. Il prezzo del giornale era stato fissato nella valuta dell’isola: “tre sigarette o quattro grandi patate”. Il 10 maggio del 1946 la nave S.A.S. Transvaal lasciò Tristan da Cunha portando con sé una petizione firmata dai dodici membri del consiglio dell‘isola che richiedeva al general postmaster del Sudafrica, allora colonia britannica, l‘autorizzazione a emettere francobolli. Il direttore generale delle poste inoltrò la richiesta al segretario per le colonie a Londra. La petizione consisteva in sei pagine e spiegava le ragioni della richiesta in trentatré paragrafi. In appendice vi era il disegno di nove francobolli, mentre una striscia di cinque etichette era affissa sull’ultima pagina. Questi francobolli (foto 4) furono disegnati dallo stesso Alan B. Crawford: lo dichiara lui nel suo libro Penguins, Potatoes & Postage stamps (‘Pinguini, patate e francobolli’) edito nel 1999.
I nove francobolli riportavano le seguenti immagini e valori facciali: 1/2d (2 patate = tariffa per giornali): mappa del sud Atlantico con una freccia che indica il puntino dove è localizzata Tristan da Cunha; 1d (4 patate = tariffa per cartoline): pinguino saltarocce di fronte alla silhouette dell’isola; 1 1/2 d (6 patate = tariffa locale delle lettere): mappa dell’isola e campi di patate; 2d (8 patate = tariffa delle lettere per l’impero britannico): re Giorgio davanti a un microfono; 3d (12 patate = tariffa delle lettere per l’estero): classica imbarcazione locale; 4d (16 patate = tariffa delle raccomandate): ruota che gira davanti a Edinburgh; 6d (24 patate = tariffa per pacchi per libbra): due ragazzine sulla spiaggia che guardano una nave; 1/- (48 patate): stazione meteorologica di Tristan; 2/6 (120 patate): la locale chiesa di santa Maria.
Ma Crawford aveva commesso un errore: aveva presentato i francobolli al direttore generale delle poste del Sudafrica prima ancora di sottoporli al consiglio dell’isola, si era mosso per conto proprio e aveva addirittura stampato il facciale da 1 penny (foto 5) senza che i consiglieri ne fossero al corrente. Un breve annuncio sul giornale inglese Evening Standards del 21 maggio 1946 riportò la notizia della petizione, l’articolo era intestato La bandiera e la patata: un francobollo, non una trattoria e continuava: “Da Johannesburg: Tristan da Cunha, che non ha mai avuto né monete né francobolli, sta pianificando un francobollo che accosta una patata alla nostra bandiera. Le patate sono la moneta dell’isola”. L’interesse del pubblico crebbe enormemente, ma ciò nonostante la petizione fu bocciata nel settembre del 1946. La pubblicità sui giornali ottenne comunque l’effetto sperato dall’ideatore di quello che ora è noto come potato stamp. Collezionisti di tutto il mondo richiesero il francobollo spedendo patate a Tristan per comprarlo. I pacchi – manco a dirlo – arrivavano con le patate deperite e con il pericolo di infettare le coltivazioni autoctone.
Oggi, l’esemplare da 1 penny o quattro patate, come è riprodotto su un “meta francobollo” del 1946 (foto 6), è di difficile reperimento, sebbene ne fossero stati stampati circa 20 mila esemplari. Tuttavia definirlo francobollo è improprio, al più si tratta di un saggio, di una etichetta ricordo, anche se esiste una manciata di lettere affrancate con esemplari del Sudafrica e il potato stamp di Tristan (foto 7). La prima busta di cui si ha notizia è del 1947 e fu trasportata dall’HMS Natal che, arrivata a Tristan a Pasqua del 1947, ne era ripartita il 5 aprile. Sono note anche buste del 1948 e del 1962; mentre l’assenza di lettere con il potato stamp negli anni cinquanta va attribuito al calo di interesse dopo le prime emissioni regolari dal 1952.
A spiegare la rarità di questa emissione – nel 1998 un lotto battuto a un’asta della Stanley Gibbons con i potato stamps e la copia originale della petizione fu aggiudicato per oltre 10.000 sterline – intervenne la terribile eruzione del 10 ottobre del 1961. Il risveglio del vulcano costrinse i pochi abitanti a evacuare in tutta fretta e sembra che nel trasbordo la barca che conteneva le giacenze dei francobolli e delle etichette della piccola colonia si sia rovesciata, perdendo il carico. L’informazione fu riportata dalla relazione dello stesso amministratore dell’isola, che era anche il direttore dell’ufficio postale e che aveva cercato di salvare la cassaforte con documenti ufficiali, timbri, francobolli correnti ed etichette.
La quasi totalità della popolazione di Tristan da Cunha venne trasferita in Gran Bretagna e lì visse sino al 1963. Fra settembre 1962 e novembre 1963, colti da struggente nostalgia, gli esuli ripopolarono l’isola. Nel 1962 Crawford ristampò i suoi saggi in forma di foglietto (foto 8) con tanto di autografo, in modo che il ricavato delle vendite ai collezionisti potesse essere di beneficio ai tristaniani. La ditta Cluett Burns Ltd di Southampton stampò due foglietti non perforati, ma gommati e la Rembrant Philatelics si occupò della vendita: riproducono i saggi originali in due versioni leggermente diverse.
Curiosità non filateliche
- Nel 1816, quando Napoleone iniziò il suo esilio a Sant’Elena, una guarnigione inglese fu distaccata a Tristan per evitare insediamenti di realisti.
- Si racconta che nelle loro preghiere serali i bambini isolani chiedessero il naufragio di una nave, in modo da ricavare dal relitto materiale da costruzione e oggetti curiosi (l’isola è priva di alberi).
- L’isola basa la sua povera economia sulle patate, ma anche sulle aragoste, unico prodotto esportato.
- Un cartello apposto sulle rive dice “benvenuti nell’isola più remota: Londra è a 8.500 chilometri, le isole Falkland a 3.500”.
- Esiste anche un locale golf club, le cui cravatte sono ambite dai pochi turisti che ci vanno a giocare.
Curiosità filateliche
- Dove è Tristan da Cunha? Fra Africa e Sudamerica, a localizzarla ci pensa un francobollo locale.
- Nel 1811 l’americano Jonathan Lambert si proclamò imperatore dell’isola, ribattezzandola Isola del ristoro. Un francobollo celebrò l’avventuriero mostrandone la bandiera.
- Prima dei francobolli propri, usciti nel 1952, venivano usati quelli di Sant’Elena sovrastampati; prima ancora quelli del Regno Unito con l’annullo dell’isola.
- Nel 1923, durante il viaggio di ritorno della spedizione antartica di Rowett-Shackleton alcuni francobolli di re Giorgio V furono sovrastampati e annullati a mano, con il nome dell’isola e della spedizione.
- La nave postale RMS St. Helena è l’unica che fa collegamento regolare fra l’isola, Cape Town e Sant’Elena. Oltre che per la posta serve per i rifornimenti.
- Tristan non è nota ai collezionisti solo per il potato stamp, ma anche per un’altra serie che è una fra le più rare mai emesse dalle colonie britanniche. Nel 1961, in concomitanza con l’evacuazione dall’isola, le autorità di Sant’Elena decisero di sovrastampare le giacenze di francobolli di Tristan con la scritta St. Helena/Tristan Relief allo scopo di creare un fondo a favore degli sfollati. Il governatore di Sant’Elena inviò quattro valori della serie a Reginald Maudling, segretario di stato per le colonie; sfortunatamente solo l’ufficio per le colonie di Londra poteva autorizzare i nuovi francobolli e quindi l’emissione fu ritirata.