Francobolli on-air

Francobolli on-air

Per la varietà di temi trattati e di voci raccolte, si riporta integralmente il servizio Francobolli, che passione, andato in onda sabato 18 maggio su Radio RaiUno, all’interno della trasmissione Inviato Speciale. Autrice è Francesca Cosentino

(Ascolta direttamente lo speciale “Francobolli che passione” dal minuto 40:35)

Chissà se Regina-Audrey Hepburn nel film Sciarada del 1963 (commedia-giallo con insospettabile finale filatelico a sorpresa [n.d.r.]) aveva almeno sentito nominare il Penny Black, il primo e più famoso francobollo al mondo, britannico, datato 1840, ideale casella numero uno di qualsiasi collezione. Tra i più preziosi c’è anche il 3 Skilling giallo di Svezia, errore di colore del 1855: ha superato 2 milioni di euro come risultato d’asta. Ricercati, rari, testimoni originali di un’epoca passata, i francobolli  oggi accendono nuove passioni come oggetti antiquariali, diventano piccoli beni rifugio anche attraverso strumenti di investimento. Così, con  60 milioni di collezionisti in tutto il mondo, un mercato che sembrerebbe quasi fuori moda si presenta straordinariamente vivace, nonostante la crisi. O forse proprio per questo.

Cosa rappresentano oggi i francobolli da collezione a livello di consumo? L’economista Michele Costabile, docente di marketing all’Università Luiss di Roma: «L’investimento è un pretesto per potersi gratificare con un consumo emozionale, simbolico. I francobolli gratificano il fabbisogno di distinzione, di unicità. Per definizione, pezzi rari e molto spesso unici, combinati secondo temi che ciascuno può scegliere individualmente, dando spazio a fantasia e creatività, creano collezioni inimitabili. In tempi di crisi, molti consumi che hanno finalità di gratificazione individuale vengono tagliati – certo da qualche parte bisogna compensare – quindi diventano consumi compensativi, molto meno costosi rispetto a un viaggio o a un’automobile».

Al primo posto c’è la passione che catturava chi era bambino negli anni Trenta e Quaranta: con i francobolli si scopriva il mondo. Oggi, dicono gli esperti, è un collezionismo che abitua all’ordine e alla razionalità. Quale è il giro di affari della filatelia in Italia? Giancarlo Martignone, direttore commerciale della divisione antiquariale Bolaffi: «Il mercato italiano della filatelia è stimato in circa 120 milioni di euro, di cui due terzi rappresentato da filatelia importante, quindi antiquariale, e un terzo da francobolli che troviamo tutti i giorni. Il collezionista italiano è estremamente variegato: appartiene a tutte le categorie sociali, perché ci si può divertire spendendo anche pochi quattrini; ma se si vuole approcciare la filatelia in un’ottica anche di investimento, bisogna essere disposti a spendere qualche soldo in più». Raccoglitore, lente d’ingrandimento, pinzette, cataloghi: è il kit del collezionista. Come si comincia? Magari trovando in un cassetto un vecchio album del nonno? Martignone: «quello è il sogno di tutti, trovare la grande rarità. Io stesso da collezionista quel sogno ce l’avevo».

(Ascolta direttamente lo speciale “Francobolli che passione” dal minuto 40:35)

Dei 10 miliardi di dollari, valore del mercato mondiale, solo transazioni per 4 milioni sono investimento puro, con cifre rilevanti a fronte di patrimoni significativi. Lo stima la casa finanziaria britannica Stanley Gibbons, specializzata in filatelia, che ha aperto due fondi dedicati ai francobolli rari. Meglio una tartaruga – dicono – piuttosto che l’orso o il toro. Cioè: sicurezza a lungo termine piuttosto che oscillazioni di borsa. Il francobollo può rappresentare un piccolo investimento di nicchia? Gianluca Verzelli, vicedirettore centrale Banca Akros: «I francobolli sono di nicchia. In questo momento di crisi c’è un po’ un’esasperata ricerca di investimenti alternativi e molto spesso si trascurano quelli classici. La voglia di diversificare a tutti i costi e la paura portano a investire in oro, gioielli, opere d’arte e, naturalmente, anche in francobolli. L’aspetto emotivo conta moltissimo in queste situazioni e non fa i conti con le problematiche che spesso sorgono dopo: l’illiquidità di certe tipologie di investimento, la necessità assoluta di rivolgersi a esperti, la marginalità in percentuale in rapporto alla totalità degli investimenti. Per i francobolli credo che soprattutto debba prevalere la passione. Investire in questo tipo di attività, come per l’arte, non può prescindere dal volersene appassionare».

La filatelia si sta rafforzando e una mano arriva da internet: facilita gli scambi, allarga il mercato. Ne sono convinti gli esperti di Poste italiane. Il sito ha registrato un più 40 per cento di vendite nel primo trimestre del 2013 su base annua. Come è andato complessivamente il 2012 e che prospettive ci sono? Marisa Giannini, direttore divisione Filatelia: «Nonostante la congiuntura economica, la filatelia ha tenuto benissimo nel 2012 e altrettanto bene speriamo per il 2013. Per quest’anno grandissimo successo per il francobollo dedicato al nuovo papa».

Il francobollo di papa Francesco, dunque, emissione congiunta con Vaticano e Argentina. Ma tra le altre uscite del 2013 anche i Campionati mondiali di sci nordico, Giuseppe Verdi, i 1.700 anni dall’Editto di Milano. Poi, un nuovo progetto di Poste italiane che punta a portare i francobolli nelle carceri come strumento di conoscenza. Ancora Giannini: «Nelle carceri la filatelia diventa il mezzo per studiare storia, geografia, matematica, scienza e arte. È quindi uno strumento per far cultura».

Il primo francobollo compare in Italia nel 1850; il primo con la parola italiano nel 1863, il 15 centesimi azzurro; il primo celebrativo è del 1910, con Giuseppe Garibaldi. La filatelia italiana incontra così la storia e diventa una tradizione che va avanti fino a oggi, con collezionisti da tutto il mondo nei mercatini e ai grandi eventi. Come vanno le aste oggi? Giangiacomo Orlandini, Italphil: «Abbastanza bene. La difficoltà è trovare materiale che interessi ai collezionisti di oggi; quando proviene da vecchie collezioni, l’asta va benissimo. Se invece c’è molta roba moderna, specialmente dopo gli anni Sessanta, quella stenta ad andar via, perché ce n’è troppa e non c’è assorbimento».

(Ascolta direttamente lo speciale “Francobolli che passione” dal minuto 40:35)

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