I francobolli valgono. Lo dice The Economist

I francobolli valgono. Lo dice The Economist

Auto d’epoca, opere d’arte, vini di annate pregiate, violini, francobolli e monete sono solo alcuni degli oggetti da collezione che secondo un’analisi dell’autorevole settimanale inglese The Economist ripresa da Maria Adelaide Marchesoni su ArtEconomy24, hanno registrato negli ultimi anni una performance decisamente elevata.

Per verificare la prestazione di questi collectible l’Economist ha raccolto gli indici di riferimento di ogni singola asset class (‘classi di investimenti finanziari’) per creare un Valuables Index, ovvero un indice di valori. Nell’indice, come viene indicato dal settimanale inglese, gli asset sono stati pesati in base alla presenza nei portafogli della divisione wealth management (‘gestione del patrimonio’) del gruppo bancario Barclays: 36% fine art, 25% auto d’epoca, 17% monete, 10% vino e 6% equamente ponderato tra francobolli (andamento nel grafico in verde), chitarre e violini: un accostamento sorprendente e piuttosto opinabile.

Dall’elaborazione è emerso che il Valuables Index ha registrato un aumento vertiginoso: dal 2003 in termini nominali è salito del 211%,  del 54% rispetto al primo trimestre del 2009. Nello stesso periodo, dal 2003, l’MSCI World (l’indice borsistico che misura l’andamento dei titoli finanziari dei paesi economicamente sviluppati) è aumentato solo del 147%. Scettico sull’utilizzo degli indici come strumento per gli investimenti si è detto Philip Hoffman, presidente del Fine Art Fund, che gestisce 210 milioni di dollari in opere d’arte per 100 clienti in 23 paesi. Questi indici comprendono solo le vendite all’asta, in cui i prezzi tendono a salire.

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