Cambiano le cose per la filatelia, in Vaticano e a San Marino

Cambiano le cose per la filatelia, in Vaticano e a San Marino

Cerchiamo di capirci qualcosa: nei due stati nuove leggi cancellano gli uffici filatelici e attribuiscono la gestione dei francobolli ad altre realtà.

Di Marco Stella

Cosa cambia in Vaticano

Inutile negarlo. Per i  novant’anni di onorato servizio l’Ufficio filatelico sampietrino si aspettava quantomeno un brindisi, accompagnato da un contenuto numero di pasticcini e qualche applauso. Niente di sfarzoso, ma una manifestazione di sobria gratitudine. Come sobrio era stato l’avvio dell’attività. Iniziata addirittura qualche mese prima dell’uscita dei francobolli del 1929, i numero uno del neonato Stato della Città del Vaticano. Nel 1929, «sotto la direzione dell’avv. Amadori», assicurava Alberto Diena dalle colonne del Corriere filatelico dell’agosto 1929, l’ufficio filatelico raccolse «un gran numero di prenotazioni, cui diede corso dal primo corrente. Non è facile precisare – proseguiva Diena – l’ammontare delle prenotazioni di francobolli: siamo sicuri però di non andare errati affermando che parecchie e parecchie centinaia di migliaia e migliaia di lire sono state versate a quell’ufficio». D’altra parte «le prenotazioni erano e sono accettate per qualsiasi quantitativo di francobolli (essendo la provvista di ben due milioni di serie)».

Il Palazzo del governatorato (nei giardini vaticani), dove al primo piano dell’ala sinistra l’Ufficio filatelico e numismatico ha attualmente sede

L’iniziale definizione di ufficio filatelico risulta decisamente generosa: si trattava di un modesto manipolo di persone che centellinavano le spese. Con il passare degli anni e l’apertura alla numismatica, l’Ufficio filatelico aumentò di importanza e considerazione, fino a diventare Ufficio centrale, secondo gli articoli 9 comma 2, e 23 della legge del 16 luglio 2002 del Governo dello Stato della Città del Vaticano, con lo scopo di curare  «le procedure e le attività relative alla progettazione ed emissione di monete e carte valori postali nonché il servizio per i collezionisti». Questo, quantomeno, quello che con forma aulica Giovanni Paolo II stabilì «di nostro motu proprio e certa scienza, con la pienezza della nostra sovrana autorità», ridimensionando, per regolare alcuni conti interni probabilmente ignoti al pontefice, la figura del segretario generale, ma ora riportata in auge con l’introduzione della segreteria generale e l’aggiunta di precise attribuzioni durante la Sede Vacante.

Particolare della palazzina delle Poste centrali del Vaticano (in via della Posta), sotto cui passerà l’Ufficio filatelico e numismatico

Trentasei gli articoli della precedente legge, mentre la legge del 25 novembre 2018 con entrata in vigore il 7 giugno 2019, di articoli ne comprende trentasei. Firmata da papa Francesco nella sua veste di sovrano dello Stato delle chiavi decussate (funzione che non prevede l’infallibilità visto che non si tratta di questioni di fede) secondo la Commissione voluta da Bergoglio risponderebbe all’«urgente necessità di riorganizzare la struttura dello Stato e renderla rispondente alle odierne esigenze». Sarà. Riesce tuttavia difficile credere che queste lodevoli intenzioni, almeno da quanto risulta dalla necessaria stringatezza del testo, siano state tenute nella giusta considerazione per quel che riguarda filatelia e numismatica che passano sotto la  Direzione delle telecomunicazioni e dei sistemi informatici, come stabilisce l’articolo 10. Il quale  precisa che tale direzione comprende «le Poste e la Filatelia» e fra i suoi compiti annovera  «la cura e le attività relative ai valori e prodotti postali e di filatelia». L’articolo 11 stabilisce invece che la Zecca dello Stato fa capo alla Direzione dell’Economia e precisa che la commercializzazione filatelica e numismatica ricadono fra le sue attività. A una prima (ma forse anche a una seconda) lettura, il testo legislativo è di difficile comprensione, ma grosso modo significa che l’Ufficio filatelico e numismatico così come è ora non ci sarà più perché poste e filatelia passano sotto la Direzione delle telecomunicazioni e dei sistemi informatici (che ha pertinenza anche sui servizi telefonici, informatici e internet), mentre la commercializzazione di francobolli e monete sarà a cura di un altro attore, la Direzione dell’economia. Difficile prevedere quali ricadute avrà questa riorganizzazione, che sembrerebbe più il frutto di un lavoro ragionieristico fatto a tavolino, per altro messa a punto senza considerare le esigenze del mondo collezionistico a cui si rivolge.

Cosa cambia a San Marino

Situazione simile a San Marino dove con la legge 173 Bilanci di previsione dello stato e degli enti pubblici per l’esercizio finanziario 2019 e bilanci pluriennali 2019-2020, approvata il 24 dicembre dell’anno scorso, all’articolo 46, Disposizioni relative a Poste San Marino S.p.A, si stabilisce, tra l’altro, il trasferimento del personale e delle «funzioni attribuite all’unità organizzativa (Uo) Ufficio filatelico e numismatico (Ufn)» sotto «Poste San Marino S.p.A previo confronto con le organizzazioni sindacali». Il trasferimento è affidato a un apposito decreto delegato da emanare «entro il 31 marzo 2019». Data, ancora una volta non rispettata, anche se sembra certo che dagli inizi del 2020 il trasferimento potrebbe diventare effettivo.

«Dedicherò a questo nuovo settore tutta l’attenzione che merita»
Rosa Zafferani, direttore generale delle Poste, dal 2020 con responsabilità anche sul settore filatelico e numismatico alle Poste

Confermato invece che «la competenza relativa all’autorizzazione delle emissioni filateliche e numismatiche e quella relativa alla selezione dei temi oggetto delle suddette emissioni permangono, anche in esito al trasferimento di funzioni in capo al Congresso di Stato e al Comitato tecnico artistico», istituito con decreto delegato n. 64 del 25 aprile 2014 e dal 14 giugno 2016 presieduto da Gianni Sinni che si avvale di Andrea Albertini e Federica Merlini Francioni. Sul Titano l’attività autonoma dell’Ufficio filatelico prese le mosse nel dopoguerra, in base al decreto reggenziale dell’8 gennaio 1945. Che, guarda caso, comprendeva il Congresso filatelico (antesignano dell’attuale Comitato tecnico artistico) e l’Ufficio filatelico vero e proprio. Nel 1980, quando direttore era Marino Zanotti, l’ufficio fu trasformato in Azienda autonoma di Stato, realtà pensionata nel 2013 con il ripristino dell’Ufficio filatelico e numismatico.

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