L’ultimo canto del cigno o una nuova primavera?

L’ultimo canto del cigno o una nuova primavera?

La filatelia e le modalità della sua fruizione vivono oggi in un delicato equilibrio fra tradizione e discontinuità. Vedremo a Boston chi la spunterà.

Di Giulio Filippo Bolaffi

Mentre questo editoriale va in stampa è tempo di bilanci per la stagione filatelica appena conclusa e di pensieri per quella già alle porte. Le notizie più recenti hanno ulteriormente dimostrato la crisi profonda delle fiere filateliche tradizionali nel vecchio continente. Giusto a titolo di esempio, ancora una volta si vocifera che stia per esalare gli ultimi respiri la ormai ex-gloriosa Veronafil, alla luce di una partecipazione sempre più desolante. Stesso copione anche oltralpe, dove si mormora che il leggendario “Salon d’Automne”, crocevia annuale degli interessi francesi da più di tre quarti di secolo, potrebbe venir chiuso o comunque ridimensionato in una location di rango inferiore, per questioni di budget.

Questi due episodi contemporanei non sono né casuali, né inaspettati.

La realtà è che il commercio di francobolli, vero sale di qualsiasi convegno filatelico, anni fa trovava in questo tipo di manifestazione la sua massima vivacità, poiché i collezionisti vi si recavano come assatanati alla ricerca di pezzi, che i commercianti portavano in anteprima in fiera. Oggi, con l’istantaneità di internet a disposizione di tutti, perché un collezionista dovrebbe bramare di spostarsi in un luogo fisico, quando ogni giorno le sue controparti, mercanti e case d’asta, gli fanno arrivare direttamente su uno schermo le loro ultime proposte? Quanto sopra descritto vale sempre, a eccezione dei casi in cui si va oltre l’ordinarietà, ovvero negli eventi filatelici, che si distinguono per la presenza di contenuti non normalmente raggiungibili, come per esempio l’esposizione di grandi rarità, la presentazione in anteprima di pezzi in vendita oppure per la contemporanea presenza di interlocutori di livello mondiale con cui interfacciarsi e magari conoscere per la prima volta. Sebbene abbia difficoltà nel rinnovarsi e nell’offrire in modo originale quella che dal 1997 è la stessa proposta, ogni due anni Monacophil vorrebbe andare in questa direzione.

Nel 2026 si celebrerà invece la “internazionale” in America, questa volta a Boston. Un appuntamento che si tiene una sola volta per ogni decennio e che da sempre tutti attendono con trepidazione. Per me si tratta anche di un termometro dello stato di salute della filatelia a livello globale. A dieci anni di distanza dall’ultima edizione svoltasi a New York City, oggi mi chiedo se il Boston World Stamp Show sarà sempre un grande appuntamento oppure se anche questa mitica scadenza (al pari di quella di Londra negli anni che finiscono con lo zero, di cui l’ultima edizione fu falcidiata dal Covid) segnerà il passo di fronte ai tempi mutati. La location statunitense è un ponte tra il vecchio collezionismo del mondo occidentale e quello nuovo, trainato – come un po’ tutto ormai – da est. Noi del “vecchio mondo” nutriamo infatti grandi aspettative che i nuovi interpreti, in particolare quelli orientali e indiani, possano offrire nuova linfa alla filatelia. Se però ciò non dovesse avvenire, questa sarà comunque l’ultima grande occasione: per incontrarsi in una “grande fiera” alla vecchia maniera e poter raccontare di essere stati presenti durante l’ultimo canto del cigno, prima di comprare solo più a distanza, vedere le collezioni in videocall e chiedere un parere tecnico a una macchina generata con l’IA…

Buona fine 2025 e buon inizio 2026, sempre con il desiderio di un francobollo o una lettera da aggiungere al proprio album!

I CONTENUTI DI DICEMBRE 2025 – FEBBRAIO 2026

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