La signora della Fed e i suoi francobolli

La signora della Fed e i suoi francobolli

di Francesco De Carlo |

La notizia che Janet Yellen, neo presidente della Federal Reserve (la banca centrale degli Stati Uniti), possiede una collezione di francobolli è stata pubblicata da Bloomberg News, l’influente sito del tycoon ed ex sindaco di New York Michael Bloomberg, e ripresa da numerosi giornali di tutto il mondo. Come il Washington Post, il New York Times e l’Huffington Post, la maggior parte delle testate ha dato rilievo alla notizia, per così dire filatelica, utilizzandola per titoli di sicuro effetto. Perché, anche se bistrattato e obsoleto, il francobollo fa sempre bella scena: è come farsi vedere in giro al fianco di una bella donna o di un personaggio importante: ti si nota subito!

La curiosità di capire come è composta la collezione della signora Yellen però è stata disattesa. Si sa soltanto che si tratta di una raccolta di famiglia, ereditata dalla madre molti anni fa, facente parte dei beni in comune con il marito George Akerlof, docente di economia alla Berkeley e premio Nobel per l’economia nel 2001. Il valore della raccolta è stimato tra 15e 50mila dollari. Solo queste le informazioni a disposizione.

Negli Stati Uniti è normale che chiunque aspiri a ricoprire un incarico pubblico sia costretto – per legge, ma anche perché sollecitato dai media – a dichiarare la consistenza del proprio patrimonio. E così, scoprire che la Yellen, insieme a investimenti di tipo azionario, possiede anche una raccolta, seppur modesta, di francobolli, spinge ancora una volta a fare la considerazione (anche se non da tutti condivisa) che i francobolli non sono soltanto un hobby, ma rappresentano anche un valido bene rifugio.

Wade Saadi ridimensiona: secondo lui, che presiede la American philatelic society, la consistenza della collezione della signora Yellen è modesta e tale da poterla includere tra i cosiddetti «collezionisti casuali», ma ricorda che negli States sono numerosi i collezionisti di francobolli a ricoprire incarichi pubblici: membri del Congresso come l’ex democratico Gary Ackerman o il repubblicano Joe Pitts, il capo dello staff della Casa Bianca durante la presidenza Bush, Karl Rove, senatori come Orrin Hatch, Carl Levin, Lisa Murkowski e Robert Aderholt, le cui collezioni sono state esposte alla Congressional Stamp Exhibit organizzata nel 2012 a Washington.

Francobolli come forma di investimento, quindi: un legame forte, che però in passato ha mostrato qualche cono d’ombra. Infatti, anche se la collezione della “signora della Fed” costituisce un investimento perfettamente lecito, non sempre la filatelia è stata utilizzata per far soldi in modo legale.

Ripercorrendo, a memoria, gli ultimi scampoli di storia, viene in mente l’arresto, cinque anni fa, di Bernie Madoff, ex presidente del Nasdaq (il listino dei titoli tecnologici statunitensi), condannato per frode per aver riprodotto in chiave moderna, e con analoga scarsa fortuna, la grande truffa messa in piedi agli inizi del Novecento dal nostro connazionale Charles Ponzi (all’anagrafe Carlo, parmense del 1882). Immigrato nel 1903 negli States, Ponzi è l’inventore delle cosiddette piramidi finanziare, uno schema per estorcere denaro in modo truffaldino, basato, nel suo caso, sulla compravendita di francobolli, con la garanzia (disattesa) di rendimenti fino al 200 per cento. La truffa non tardò a essere scoperta e Ponzi fu arrestato e finì i suoi giorni in miseria. Proprio come Madoff. La “morale della favola” è sempre la stessa: francobolli e filatelia sono un valido investimento, purché ci si capisca qualcosa o ci si affidi a broker di fidata esperienza.

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