Perché il Kyrgyzstan ci riguarda

di Francesco De Carlo

Bisogna ammettere che le oltre 500 pagine del Letter post manual dell’Unione postale universale non sono una lettura divertente, un malloppo di informazioni davvero notevole con il quale l’Upu sovrintende l’intero network delle amministrazioni postali, da Ascension a Zimbabwe, da Norfolk a Wallis et Futuna. Se si vuole sapere come funzionano le cose postali a livello globale, questo testo e la convenzione vera e propria sono le letture raccomandate (www.upu.int). Nello specifico l’articolo 2 contiene le norme sulla “Designazione dell’entità o delle entità responsabili dell’adempimento delle obbligazioni derivanti dall’adesione alla convenzione”. Il titolo suona un po’ burocratico ma, leggendo sotto, nella parte dedicata ai commenti, è precisato «il Congresso di Bucarest del 2004 ha creato questo articolo che fornisce anche la possibilità di designare più di un operatore responsabile delle obbligazioni derivanti dall’adesione agli Atti dell’Unione nell’ambito di un singolo paese membro». Oltre dieci anni fa l’Upu aveva previsto la possibilità che ci sia più di un operatore postale ufficiale per ciascuno stato. La materia è piuttosto scivolosa e quasi del tutto inesplorata in quanto dovrebbe verificarsi una serie di particolari condizioni favorevoli, a cominciare dalla scomparsa del servizio universale, con la completa apertura dei servizi postali al mercato: un’ipotesi che per il momento non sembra essere realizzabile nella maggior parte degli stati membri. Ma esiste un caso, un’unica eccezione, che potrebbe fare da apripista per il futuro. Il 21 maggio 2013, la circolare 83 emessa dall’International bureau dell’Upu informava tutti i membri che il Kyrgyzstan aveva provveduto a designare un secondo operatore postale ufficiale: Kep (Kyrgyz Express Post), impresa postale privata dal 2012, affiancava l’azienda statale Kyrgyz Pochtasy nella gestione dei servizi postali come previsto dall’articolo 12 della Convenzione, ovvero per la posta e i pacchi in ingresso e in uscita dal paese. La notizia, che riguarda un piccolo paese montuoso dell’Asia centrale, con una popolazione di poco più di 5 milioni di abitanti e un traffico postale non paragonabile a quello dei paesi più sviluppati e popolosi, potrebbe passare quasi inosservata se non fosse che anche il secondo operatore ufficiale emette francobolli. E non si tratta di etichette, adesivi, cinderella: sono veri e propri francobolli postali emessi dal Kep dopo un processo di approvazione e supervisione del ministero competente. Per il momento si tratta di nove esemplari differenti, che assolvono tariffe utili ai servizi operati dall’azienda (da e per l’estero, mentre la posta interna è limitata alla capitale Biskek). I dentelli sono stati emessi in due sfornate successive, il 18 e il 19 novembre 2014, stampati dalla tipografia moldava Nova Imprim in singoli e in foglietti, raffigurano scene di vita postale kyrgyze la prima serie e animali tradizionali delle montagne, la seconda (www.kep.org). Questa storia marginale, oltre a poter diventare un capitolo originale per gli amanti delle collezioni “fuori dal coro”, potrebbe rappresentare una premessa anche per il nostro futuro postale e filatelico. Da tanto ci si interroga se e come un operatore postale privato – Nexive, per esempio, che in Italia è il secondo dopo Poste italiane – possa vendere francobolli per i propri servizi postali. In Italia oggi questo non è uno scenario realizzabile, ma se domani il servizio universale dovesse venire meno, le cose potrebbero cambiare. E allora, forse, una delle prime iniziative che il nuovo operatore potrebbe fare sarebbe l’emissione di francobolli sia come contromarca, sia come strumento di marketing.

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