Triangolo artistico...

Triangolo artistico…

di Gianfranco Fina

Non è certo un’acconciatura elegante quella della signora con la lettera tra le mani, di fronte al distinto gentiluomo che le sta di fronte. Un foulard tra i capelli, graziosamente annodato, un velo di pizzo nero su una semplice camicia, appena un anellino al dito anulare destro: sembrerebbe quasi una domestica che chiede al datore di lavoro di leggerle notizie della famiglia lontana. Invece lei è la principessa Louise Maximilienne Caroline Emmanuele di Stolberg-Gedern (Mons, 1752-Firenze, 1824), nota con il titolo di contessa d’Albany. Fu moglie di Carlo Edoardo Stuart (conte d’Albany), pretendente al trono d’Inghilterra, passato alla cronaca come Bonnie Prince Charlie, dalla  vita avventurosa ed intensa (ma quando la giovane Louise lo sposa, lui è ormai avvizzito e alcolizzato). Si sa come vanno le cose: lei, dopo una serie di intense amicizie con altri nobili di rango, nel 1777 incontra a Firenze il giovane Vittorio Alfieri (il signore a destra nel dipinto). Fu un amore intenso. Il poeta diceva di lei: «..la dolce metà di me stesso…la persona che ho sovra ogni altra cosa venerata ed amata». Lei fu la sua musa ispiratrice e il loro appartamento divenne un salotto culturale dove si dava appuntamento la migliore cultura del tempo (fra i frequentatori, Madame de Stael e Ugo Foscolo. Il doppio ritratto in cornice  fu dipinto da François-Xavier Fabre (Montpellier 1766-1837) nel 1796, anno in cui Napoleone iniziò la campagna d’Italia. L’avversione di Alfieri per il generale corso (che definiva «impietoso, sanguinario, ladro, ingiusto, lo sdegno di Dio») potrebbe spiegare l’aria attenta e preoccupata che hanno i due personaggi; forse la lettera tratta degli avvenimenti in divenire. Ma c’è ancora qualcosa da notare esaminando il dipinto: infatti sembra la foto ricordo di un attimo particolare scattata da un amico, piuttosto che la rappresentazione impaludata e sussiegosa di due personaggi di successo da tramandare ai posteri. Infatti l’abbigliamento dimesso e quasi trasandato della signora non sarebbe stato ammesso di fronte a un estraneo. Ma il Fabre, ottimo pittore, colto e affascinante, era stato prima maestro di pittura della contessa, poi intimo amico di lei e del suo compagno. Questo ménage un po’ particolare, scandalizzò ovviamente la Firenze del tempo. A pensar male si fa peccato, ma stranamente alla morte della contessa (1824) il pittore ne ereditò l’intero, ingente patrimonio.

alfieri-albany-web

Quanto vale. Il record in asta per un ritratto di Xavier Fabre è attualmente detenuto dal Ritratto del giovane Edgar Clarke, dipinto a Firenze nel 1802, che nel 2007 ha raggiunto la cifra di 280.000 dollari. Per il doppio ritratto di Alfieri e della contessa d’Albany, si potrebbero facilmente ipotizzare 500mila euro.

Commenti