Cento anni di penne in un francobollo
«La scrittura è un’invenzione formidabile, probabilmente quella che più di ogni altra ha aiutato lo sviluppo e il potenziamento delle capacità umane. La frase sulla vignetta del francobollo suggerisce che scrivere a mano è un gesto con profonde implicazioni culturali: attraverso questo rituale ci si rimette in contatto con la capacità umana di manipolare la realtà e creare bellezza»
Cesare Verona, amministratore delegato Aurora
C’è un luogo all’estrema periferia torinese, dove da tre anni, dentro quella che era stata una filanda settecentesca, “penna e segno” hanno trovato il proprio sancta sanctorum. Si chiama Officina della scrittura e – assicura Cesare Verona, amministratore delegato di Aurora – «è un museo unico nel suo genere, frutto dell’ambizioso progetto dell’associazione culturale Aurea Signa di difendere, promuovere e realizzare la cultura della scrittura e recuperare la memoria storica non solo dell’azienda, ma di un territorio e di un paese». Il sogno, immaginato nel 2004, è diventato realtà nel 2016, stante un investimento di otto milioni di euro.
All’interno dell’edificio la visita si snoda lungo un percorso interattivo, interdisciplinare e immersivo (idealmente collegato al Museo egizio nel centro della città) su uno spazio di 2.500 metri quadrati che raccontano «il desiderio dell’uomo di lasciare un segno nella storia». Gli oltre diecimila visitatori del primo anno confermano la volontà del progetto di educare ed emozionare un pubblico intergenerazionale. L’Officina della scrittura tuttavia non è solo un museo; è anche, soprattutto, la fabbrica dove si producono le penne stilografiche Aurora. Un prodotto che, forse inaspettatamente, sopravvive nell’era digitale. A dirlo sono i numeri: negli ultimi cinque anni la Fabbrica italiana di penne a serbatoio Aurora, secondo la denominazione con cui si presentò sul mercato nel 1919, ha raddoppiato il fatturato portandolo a 5 milioni, con un incremento della produzione del 67 per cento nel 2018, mentre le esportazioni sono cresciute del 70 per cento e coinvolgono 50 paesi. Il tutto, scegliendo di rimanere sul territorio. «Lo ricorda la bandiera italiana che ho voluto all’ingresso e che ogni sera è illuminata», puntualizza Verona. Quindi il know-how è rimasto interamente italiano e tutto all’interno dell’azienda.
«E l’Italia il 24 maggio 2019 ha premiato l’azienda con un francobollo che intende celebrare i cento anni di un’attività costellata di successi. Come il modello “88”, illustrato sulla vignetta, che con un venduto di sette milioni di pezzi prevalse sulla concorrenza della Parker. Il modello, creato nel 1947 dal pittore e designer Marcello Nizzoli e tuttora in produzione, fu il primo grano di un rosario di prodotti destinati ad affermarsi, che Verona ricorda con piacere: «Nel 1954 chimica e design si fondono nella Duo Cart: realizzata su disegno di Albe Steiner, funziona grazie a una speciale doppia cartuccia di inchiostro studiata dal premio Nobel Giulio Natta. Nel 1963, sempre grazie alla collaborazione con Steiner, nasce la 98, da allora esposta al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano. Nel 1965, ancora una volta firmata da Steiner, viene lanciata la Auretta, per antonomasia la penna degli studenti. Negli anni Settanta è invece Marco Zanuso a disegnare la stilografica Hastil e la sferografica Thesi; la prima cilindrica, ottenuta da un singolo tubo di acciaio e con un innovativo sistema di caricamento di inchiostro; la seconda piatta. Furono i primi strumenti di scrittura esposti al Moma di New York». Anche altri modelli della Aurora hanno contribuito a scrivere pagine della storia del design italiano: per esempio la Kona, nata nel 1986 dalla fantasia di Giorgetto Giugiaro, che si era ispirato alle colonne doriche, mentre i modelli Ipsilon (del 1993), Talentum (2000) e Leonardo Da Vinci (2002) si devono a Giampiero Bodino, con il quale sono in essere nuovi progetti.
Di fronte alla crescente digitalizzazione Verona crede fortemente nella sopravvivenza della scrittura manuale: «scrivere è un valore inestimabile, fa parte dell’Uomo, della sua storia come del suo futuro. La scrittura a mano offre un piacere, sensoriale e mentale, che difficilmente potrà essere sostituito dai moderni mezzi di comunicazione».
di Gabriele Fabris
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Officina della scrittura
Strada comunale da Bertolla all’Abbadia di Stura 200, Torino.
Tel. +39 011 0343090
Lunedì, martedì, giovedì, venerdì, 9.00-18.00