Le epidemie nella storia postale

Le epidemie nella storia postale

I documenti postali raccontano le epidemie del passato

L’articolo è tratto dal servizio Sette mesi di pandemia di Bruno Crevato Selvaggi e Giovanni Zucca.
Puoi leggere il servizio completo nell’edizione digitale Il Collezionista settembre-novembre 2020.

Da secoli una lunga storia di lettere testimonia le epidemie che, con grande ricorrenza, dal Medioevo sino a metà Ottocento hanno flagellato l’Europa. In età moderna il flagello più temuto era la peste, contro la quale non c’erano rimedi medici se non la prevenzione. Si riteneva che la malattia fosse dovuta a un miasma che si diffondeva nell’aria ma che poteva anche aderire alla materia: meno questa era liscia e levigata, più era facile che il miasma aderisse. Vennero perciò stilate lunghe liste di materiali suscettibili di trasmettere il contagio: la carta dell’epoca, porosa e increspata, era in cima alla lista.

Lettera del 3 febbraio 1789 da Costantinopoli a Venezia via Ancona mostra due tagli verticali di disinfezione (collezione privata)

Vennero quindi allestiti lazzaretti dove le persone erano obbligate a soggiornare sino a quaranta giorni per dimostrare di non essere affette dal morbo (a Venezia fino dal Duecento, poi in molte città, soprattutto terminali di rotte marittime) e allestiti cordoni sanitari che bloccavano il libero passaggio senza i necessari documenti, nonché stazioni di sanità, dove le merci e le lettere in arrivo dovevano essere spurgate dal miasma. Come? Con sistemi di disinfezione e profumazione ritenuti utili allo scopo: esposizione a vapori di zolfo o di erbe profumate o al calore; immersioni in aceto e altri sistemi simili, introdotti sin dal Cinquecento. L’espurgo poteva avvenire solo all’esterno della lettera o anche al suo interno. In questo caso la missiva doveva essere aperta, ma per praticità e per tutelare il segreto epistolare, spesso si preferiva effettuare un paio di tagli col rasoio per permettere ai vapori di penetrare o a traforare le lettere con macchine apposite, dette rastrelli.

Il collezionismo di lettere di sanità è molto diffuso: i collezionisti internazionali si ritrovano nel Disinfected Mail Study Circle, fondato a Londra nel 1973, che oggi raccoglie collezionisti da 25 paesi del mondo, Italia compresa, e pubblica la rivista Pratique.

L’avvenuta profumazione veniva di solito indicata con scritte a mano o sigilli in ceralacca per richiudere le lettere aperte. Questi sigilli, con stemmi e scritte riferite alle stazioni o alle operazioni di sanità, furono introdotti all’incirca nel 1730 dall’Austria. Per i suoi scambi postali con l’impero ottomano, l’impero asburgico aveva infatti introdotto una stazione di sanità al posto di confine fra i due imperi, prima a Parakin poi a Semlin (oggi Zemun, un sobborgo di Belgrado) che apriva le lettere per fumigarle e le richiudeva con il proprio sigillo, pratica poi adottata in altre località.

Pinza per traforare le lettere da fumigare in uso nel Settecento (© Trieste, Museo postale e telegrafico della Mitteleuropa)

 

Le ultime grandi epidemie di peste in Europa furono quelle di Marsiglia del 1720, che in Provenza uccise 120 mila persone su 400 mila abitanti e quella di Messina, che nel 1743 uccise il 71% della popolazione della città siciliana. Dopo ci furono solo piccoli episodi sino a che dall’inizio dell’Ottocento la peste scomparve dalla scena europea per lasciare spazio a un nuovo morbo, il colera, anch’esso con elevata mortalità. La prima devastante pandemia di colera fu del 1831, cui ne seguirono altre. Anche in queste occasioni le lettere venivano sottoposte al trattamento sanitario, che dall’età napoleonica era normalmente indicato con bolli, in uso sporadicamente anche prima. Ogni stazione aveva i propri, con varie diciture, del tipo netta di fuori sporca di dentro, netta di fuori e di dentro e l’indicazione della località. La pratica della disinfezione delle lettere terminò solo verso la metà dell’Ottocento, quando si capì che altri erano gli agenti dell’infezione. In Italia venne abolita nel 1877.

La disinfezione contemporanea
La pratica è però continuata, per qualche caso particolare, anche nel Novecento. Per esempio, nel 1920 in diversi paesi d’Europa si diffuse tra i bovini un’epidemia di afta epizootica. Furono colpiti anche diversi cantoni svizzeri, che adottarono misure contenitive e di sanità, tra cui la disinfezione della corrispondenza, segnalata da appositi bolli. Nel 2001, poco dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre alle Torri gemelle, gli Stati Uniti furono scossi anche un’altra forma di terrore: tra settembre e novembre vennero spedite a politici o giornalisti lettere contenenti spore di antrace, che avvelenarono 17 persone e ne uccisero cinque. Si diffuse un’ondata di panico in tutti gli Stati Uniti, e la corrispondenza diretta a uffici governativi subì trattamenti sanitari anti-antrace, documentati da bolli postali.

La lettera tra uffici governativi statunitensi del gennaio 2002 porta a destra il bollo mail sanitized, “posta sanificata”. (collezione G. Dutau)

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