Il viola porta bene

Il viola porta bene

Sgradito ad artisti e attori, il violetto è il colore di alcuni francobolli italiani sbagliati che… ad averne!
Di Giulia Ortis

Nel processo produttivo dei francobolli, qualche volta l’imprevisto tecnico e l’errore umano hanno dato vita a esemplari sbagliati che, se hanno alcune caratteristiche specifiche che li confermino comunque riconoscibili come cartevalori, valgono più di quelli ufficiali e sono molto più ricercati. Nell’album italiano molti di questi francobolli sono accomunati da un colore, il viola. Declinato nelle sue varie gradazioni, il viola ha fama di portare sfortuna, soprattutto nel mondo del teatro: essendo la tinta dei paramenti religiosi adottati durante la Quaresima, si collegava al periodo in cui nel Medioevo le rappresentazioni pubbliche erano vietate, riducendo quindi le possibilità di guadagno per gli attori. Ma questa superstizione non vale per la collezione di francobolli naturali italiani che declina nel colore violaceo proprio alcune delle sue maggiori rarità.

Come il Volta violetto: la serie, emessa nel 1927 in occasione del centenario della morte dello scienziato Alessandro Volta, prevedeva quattro tagli per l’Italia – 20 centesimi carminio, 50 nero, 60 bruno e 1,25 lire oltremare – e tre sovrastampati in tonalità diverse per le colonie africane: 20 centesimi violetto, 60 arancio e 1,25 lire celeste. Il Volta violetto nacque dalla mancata sovrastampa di otto fogli del 20 centesimi viola per le colonie.

Allo stesso modo, dieci anni dopo, nel 1937, un’altra rarità violacea, l’Augusto violetto, fu creata dalla mancata soprastampa di un foglio di 50 esemplari del 15 centesimi, celebrativo del bimillenario della nascita dell’imperatore romano, destinato alle isole dell’Egeo.

E così pure, nel 1928, per il 50+20 centesimi Seconda Milizia viola: in questo caso l’intera emissione (altri tre francobolli, oltre al 50+20 centesimi), destinata alla soprastampa per le colonie, fu prodotta in cromie differenti rispetto alla versione metropolitana, ma cento serie rimasero prive di soprastampa.

Il viola tinse anche sei esemplari di epoca repubblicana. È il caso di due errori di colore della lunga serie Castelli d’Italia del 1980: Castello di Miramare e Castello d’Ivrea. Ma si colorarono di viola anche il busto di Dante sul 700 lire del 1990 per il centenario della Società Dante Alighieri, il mosaico del Parco della pace a Ravenna, la veduta del centro storico di Roma con la chiesa di San Gregorio e la scultura Ragazzo coi gabbiani di Pericle Fazzini sul celebrativo del 1991. Dopo i tanti, troppi e perfino un po’ sospetti errori di colore degli anni Ottanta e Novanta, le varietà continuarono ancora, ma toccando altre tonalità cromatiche. Il bagno di viola aveva già tinto nove rarità da collezione.

Quanto vale

Del Volta violetto furono stampati 480 esemplari: se il singolo nuovo è quotato oltre 25mila euro, su busta vola invece a 50mila euro. Il valore dell’Augusto violetto su busta, conosciuto in un solo esemplare con annullo di Rodi, è difficilmente quantificabile, così come quello del singolo nuovo, di parecchie migliaia di euro.  Il castello di Miramare violetto sfiora i 10mila euro, il Milizia viola e il Fazzini viola li superano; più accessibili il castello di Ivrea viola a 770 euro, San Gregorio violetto a 1.300 euro, Dante e Ravenna viola a oltre duemila.

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