Francobolli contro lo spreco alimentare

Francobolli contro lo spreco alimentare

di Giovanni Bosi |

Gli sprechi? Una vera piaga del mondo. E l’Italia non è da meno: basti pensare che ogni famiglia butta in media quasi 200 grammi di cibo la settimana, che in soldoni si traducono in oltre dieci miliardi di euro l’anno finiti nella pattumiera. Senza considerare i risvolti ambientali ed etici. Ecco perché il 2014 si apre all’insegna dell’Anno europeo contro lo spreco alimentare, un’iniziativa dell’Unione Europea per sensibilizzare sul flusso continuo di sprechi che crea iniquità e corrode suolo, acqua ed energia. Un tema contro il quale da anni i francobolli di mezzo mondo si scagliano, cercando di far comprendere come le risorse naturali non siano illimitate e per denunciare le disparità presenti su questa Terra comune.

Sovralimentazione, salute, corretto modo di mangiare, ma anche i rischi di perdere quella diversità che è propria del nostro pianeta, sono temi che i dentelli hanno spesso affrontato in una vera e propria campagna di educazione civica. Dal 16 ottobre 1945, data di fondazione della Fao, ogni anno si celebra la Giornata mondiale dell’alimentazione con l’obiettivo di cercare intese complicate sul come dare risposte a quelle zone del pianeta che chiedono più cibo e più acqua. Emblematiche, da questo punto di vista, le emissioni targate Nazioni Unite, tornate più volte con i francobolli a dire basta agli sprechi e alla insostenibile mancanza di cibo in troppe regioni del mondo, come nel caso dei dentelli usciti nel 1984. Ma è significativo come siano proprio i paesi dove il tema è fin troppo all’ordine del giorno – dall’India al Senegal, alla Somalia – a sollecitare anche attraverso le produzioni dentellate soluzioni che sembrano inafferrabili. Con un contrasto fin troppo stridente, perfettamente palese sui francobolli: nel cosiddetto Terzo Mondo produzioni che arrancano e sistemi arcaici di coltivazione; nei paesi più industrializzati il problema dell’obesità infantile (emblematico l’annullo postale utilizzato a Roma il 12 maggio 2013) e l’esortazione a mangiare in modo sano (come nel caso dell’emissione della Romania dello scorso anno).

Anche l’Italia dice la sua: dopo i francobolli del 1981, 1992, 1995, 2001 e 2002, per la Giornata mondiale dell’alimentazione 2003 – il cui tema centrale è stato «Creare una alleanza internazionale contro la fame» – Roma ha mandato in campo la cartolina postale da 41 centesimi nella cui impronta di affrancatura è stato riprodotto il logo dell’evento, mentre sulla sinistra sono stati effigiati i simboli di Fao, Ifad, Wfp e Ipgri, sigle che identificano le organizzazioni umanitarie che, sotto l’egida elle Nazioni unite, combattono la fame nel mondo. Ma ci sono altri temi inquietanti, come la trasformazione di terreni coltivati per sfamare il mondo in luoghi di produzione di biocarburanti come ricordano i francobolli del Brasile (1980) e Argentina (1982) mediante i quali si promuove l’alcol come fonte energetica alternativa prodotta con la canna da zucchero. O la necessità di tutelare la quinoa, pianta erbacea appartenente alla stessa famiglia di spinaci e barbabietole e che per gli Inca rappresentava un alimento così prezioso da essere soprannominata madre di tutti i semi. E alla quale non a caso l’Uruguay nel 2013 ha dedicato un francobollo per celebrare l’Anno internazionale proclamato per preservarlo quale cibo per le presenti e future generazioni insieme alle conoscenze tradizionali e alle pratiche del vivere in armonia con la Madre Terra e la natura. Temi che il prossimo anno saranno rilanciati dall’Expo 2015 di Milano.

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