Luca Mercalli sul collezionismo

Luca Mercalli sul collezionismo

Climatologo e meteorologo, presidente della Società meteorologica italiana, direttore della rivista Nimbus, Luca Mercalli (classe 1966) non è parente dell’inventore della scala sismica. Ha soprattutto a cuore l’ambiente – quello sopra la nostra testa e quello attorno a noi – oggetto delle sue attenzioni sia in ambito professionale sia nella quotidianità: a casa coltiva l’orto e si scalda con legna e pannelli solari. Editorialista per La Stampa, autore di pubblicazioni scientifiche e articoli divulgativi, conferenziere, è volto noto al pubblico soprattutto per gli interventi televisivi a Che tempo che fa su Rai3.

di Domitilla D’Angelo |

 

È collezionista? Attualmente non ho collezioni in corso, se non di libri. Ne ho molti perché li leggo, ma non li tengo per fini collezionistici. Da bambino ho collezionato francobolli, ma lo facevo senza un metodo rigoroso, raccoglievo quelli che consideravo belli. Li catalogavo per paese e senza velleità di professionalità.

Si può definire la meteorologia come la collezione delle informazioni su quel che capita nell’atmosfera? Direi proprio di sì. La meteorologia del passato nasce come sequenza di osservazioni per lunghi periodi, nella speranza di poter prevedere il tempo. Poi si è capito che non funziona così: il tempo non è mai uguale a se stesso. Dagli inizi del Novecento si comprese che guardando al passato non era possibile prevedere il futuro, serviva uno scatto di capacità analitiche, quelle che sarebbero state offerte dai calcolatori a partire dagli anni Settanta. Ancora oggi si continua a misurare e archiviare dati: fino a ieri c’erano solo osservatori manuali, ora sono migliaia le stazioni meteo automatiche che ogni giorno riempiono i supercalcolatori di miliardi di numeri.

I meteorologi salvano dalla distruzione numeri e informazioni sul tempo del passato. Raccogliendo le lettere, i filatelisti salvano le cronache del passato. Quale è il bello del difficile ruolo di conservatore? La meteorologia è un prodotto a breve termine: definisce il tempo in un arco temporale ridotto. Più che il meteorologo, è il climatologo quello che salva e conserva. Io ho cominciato a raccogliere archivi fin da giovane e di questo lavoro apprezzo soprattutto il contributo scientifico all’umanità e un piacere molto simile a quello che provano gli archeologi nell’entrare in una piramide: trovare serie storiche mi dà l’emozione di una scoperta archeologica

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Quindi è un collezionista… di dati? Sì, ancora oggi sono alla ricerca di archivi da salvare. Vado a caccia di numeri scritti su carta. A volte si trovano nell’archivio di una parrocchia, dove il parroco annotava le precipitazioni nevose o le alluvioni. Da noi lo Stato ha fatto male il proprio mestiere: fra Sette e Ottocento sono stati raccolti molti dati, che poi sono stati mal conservati. Ancora oggi in Italia le informazioni sono frammentate, raccolte ed elaborate dall’Aeronautica, dalle regioni, dai ministeri… Come se i francobolli non li emettesse il governo ma chiunque.

In filatelia ci sono collezioni di francobolli locali, nazionali, mondiali: via via che le raccolte si arricchiscono, le prospettive si ampliano, si chiariscono e diventano più interessanti. È così anche in meteorologia? Direi di sì, oggi abbiamo conoscenza di tutti i climi della terra. Presi uno per uno hanno un significato locale: per esempio i dati relativi a una città sono fondamentali per gli architetti e gli ingegneri che progettano la vita di quella città. Messi insieme, però, questi dati servono a progettare la vita del pianeta.

Meteorologia satellitare, ambientale, sinottica, dinamica (un po’ come filatelia tematica, storia postale, filatelia classica…). Come interagiscono tutte queste discipline? Non c’è il rischio di perdere… l’orizzonte? È un’impostazione comune a tutti i saperi umani. Le specializzazioni servono, ma occorre una visione d’insieme per costruire il quadro generale.

Alcune amministrazioni postali hanno emesso francobolli particolari per sensibilizzare alle tematiche ambientali (termosensibili come quelli finlandesi, oppure odorosi di legna bruciata come quelli del Brasile). Il messaggio ecologico può passare anche dai francobolli? Il francobollo porta tantissime informazioni in pochi centimetri quadrati di carta. E poi è autorevole, ha il timbro dello stato: se l’informazione è su un francobollo allora è davvero importante.

foglietto fonti di energia rinnovabili

A proposito di francobolli, il 21 marzo l’Italia ha emesso una serie dedicata alle fonti di energia rinnovabili. Cosa ne pensa? La mia prima impressione è quanto siano bruttini e banali questi acquerelli, non sono più i francobolli di una volta… Un po’ più di creatività l’avrei apprezzata: per esempio simboleggiare l’energia eolica con una palma incurvata dal vento mi sembra piuttosto fuori tema, è un simbolo semmai di uragani e tempeste.

Il ministero dello Sviluppo economico ha recentemente annunciato che nel 2014 sarà emesso un francobollo dedicato a Giuseppe Mercalli. È un suo parente? Mi sembra giusto celebrare su un francobollo il centenario della morte di uno scienziato conosciuto in tutto il mondo per la sua scala sismica che, sebbene oggi superata da altri metodi, li affianca e li completa. Non ho parentela diretta, era un abate rosminiano senza progenie.

Il francobollo che vorrebbe… L’Italia trascura i problemi ambientali e del clima. Penso invece a un francobollo emesso nel 2009 dalla Svizzera che mostra l’arretramento dei ghiacciai. Mi basterebbe che anche l’Italia portasse un messaggio così concreto e incisivo.

francobollo svizzero ghiacciai 2009

Se si può dire cha filatelia guarda al passato e la meteorologia al futuro, come sarà il meteorologo domani? La climatologia guarda al passato per capire il presente e fare scenari per il futuro, anche a lunghissimo termine. Gli strumenti di domani sono legati ai supercalcolatori. Il punto di svolta per la scienza dell’atmosfera è stata la creazione, negli ultimi decenni, di calcolatori elettronici. Ecco perché l’impulso della climatologia è recente. Tutti i numeri collezionati nel passato si sono resi utili per le elaborazioni di oggi. E infatti le previsioni degli ultimi venti anni sono spettacolari rispetto al passato. Oggi sui prossimi tre giorni non sbagliamo

Questa intervista esce sul numero di maggio. Ci può anticipare che tempo farà? No, non possiamo fare previsioni certe a così lungo termine e questo è ancora un limite profondo della meteorologia.

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Nei suoi interventi televisivi e giornalistici, lei invita spesso a rallentare… Il collezionismo di francobolli, fatto di riflessione, attenzione ai dettagli, ricerca e studio, sposa questa filosofia? Non sono io che chiedo di rallentare, ma la Terra. Noi stiamo compromettendo il clima perché consumiamo troppo. Dobbiamo rallentare se vogliamo preservare il pianeta, non è una filosofia, è un fatto. Il collezionismo di francobolli va in questo senso. Posso scegliere se impiegare una giornata sgommando con un fuoristrada in un bosco oppure collezionando francobolli. Forse in questo secondo caso ottengo di più in termini di divertimento interiore e consumo poche risorse. A me piacciono i divertimenti soffici, gentili, che non lasciano tracce. Una bella collezione di francobolli sarà sempre bella, e magari passerà a qualcun altro.

A quando risale l’ultima lettera o cartolina che ha scritto? E a chi l’ha inviata? Purtroppo solo adempimenti burocratici. Oggi io uso l’email. Sarei più contento di scrivere una cartolina con un vero francobollo. Ma alla fine non ho tempo e non lo faccio.

Lei però una collezione la fa: di papillon. Quanti ne ha? Di personali un centinaio, poi ci sono quelli dello studio Rai, che sono altrettanti.

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