Il ritorno dell’1 cent magenta

Il ritorno dell’1 cent magenta

DI GIULIA ORTIS |

A volte eventi apparentemente marginali – il ritardo di una consegna, il ritrovamento di vecchie carte di famiglia – hanno grandi conseguenze. Così grandi da portare dietro di sé sei zeri, come i milioni di dollari a cui potrebbe essere venduto, il 17 giugno, l’unico esemplare conosciuto dell’1 centesimo magenta della Guyana britannica.1 cent magenta Che diventerebbe l’oggetto più caro per peso e dimensione mai venduto. La rarità, la storia e le vicende biografiche dei suoi nove proprietari gli hanno attribuito lo status di francobollo leggendario nella comunità dei filatelisti di tutto il mondo.

Una storia strana
All’inizio del 1856 nella colonia britannica della Guyana (in America meridionale) i francobolli erano esauriti e tardava la fornitura proveniente da Londra, dove i francobolli erano stampati dalla Waterlow&Sons fin dal 1852. Il direttore generale delle poste della colonia Edward Thomas Evans Dalton ordinò la stampa di una serie che facesse fronte temporaneamente all’emergenza commissionandola alla tipografia Baum&Dallas di Georgetown, editore del locale quotidiano e già stampatore della prima serie di francobolli nel 1850. Per i due tagli– 1 centesimo su carta magenta per i giornali, 4 centesimi per le lettere interne su carta magenta e blu di varie tonalità  – Dalton richiese che venisse mantenuta fedeltà all’iconografia dei francobolli in corso, con il simbolo della colonia – un galeone – e il motto latino Damus petimusque vicissim (‘diamo e riceviamo reciprocamente’) in nero.
2. 1 cent guyana normale
3. 4 cent normale

Le altre scritte dovevano precisare il nome dell’autorità emittente British Guiana, l’indicazione postage per confermare la validità postale, e il facciale del francobollo (che non era dentellato e doveva essere ritagliato con le forbici). Il risultato fu deludente e di qualità così modesta che, per evitare falsificazioni, il direttore ricorse a un espediente: chiese agli impiegati degli uffici postali di siglare ogni esemplare con le proprie iniziali. Per questo tutti i francobolli di quell’emissione portano le sigle E.T.E. D(alton), E.D. W(ight), C.A.W(atson) o W.H.L(ortimer). Il destino poi volle che (pare) il giorno stesso dell’emissione attraccasse la nave con la fornitura ufficiale da Londra e la vendita dei francobolli provvisori fu sospesa, quelli non venduti inceneriti. Nel breve periodo di uso qualche esemplare dell’1 centesimo e un numero maggiore di 4 centesimi comunque circolò. E questo è solo l’inizio della storia.

Nove proprietari
Dall’emissione trascorsero diciassette anni quando, nel 1873, un dodicenne di origine scozzese-gallese residente a Demerara, una delle regioni della Guyana, Vernon Vaughan, collezionista in erba, trovò fra le carte dello zio alcune lettere affrancate con quell’emissione provvisoria. In particolare c’era una lettera con l’1 centesimo: di color magenta, aveva un aspetto modesto, carta sottile, un bollo circolare e, quasi al centro della vignetta, la sigla a penna E.D.Wight e l’annullo Demerara AP 4 1856. Il ragazzo non ci pensò su, ritagliò il francobollo dalla busta per inserirlo nell’album, ma poco dopo, attratto dall’acquisto di alcuni francobolli stranieri, nuovi e più colorati, propose uno scambio al commerciante locale Neil Ross McKinnon, che, considerandone la scarsa qualità e il taglio ottagonale invece che rettangolare, lo (s)valutò 6 scellini, per poi rivenderlo cinque anni dopo, nel 1878, al commerciante di Liverpool Thomas Ridpath per 120 sterline. Ridpath lo sottopose all’attenzione del filatelista londinese Edward Pemberton, che per primo ne certificò l’assoluta rarità. Acquisito lo status di francobollo pregiato, l’1 centesimo attirò l’attenzione del 27enne Philippe Ferrari de la Rénotière, conte di origine austro-italiana ma residente a Parigi, che all’Hotel de Matignon, di sua proprietà, aveva una vera e propria wunderkammer con rarità filateliche di tutti i paesi. Ferrari non se lo fece sfuggire e lo acquistò l’anno stesso, pare per 150 sterline. Alla sua morte – nel 1917 in Svizzera – il governo francese si impossessò della sua collezione come parte dell’indennizzo dei danni di guerra, prima che fosse donata al museo postale di Berlino secondo le volontà testamentarie dello stesso Ferrari. L’1 centesimo – ormai diventato una leggenda fra i filatelisti – fu messo in vendita il 6 aprile 1922 (lotto 295), insieme agli altri francobolli sequestrati, dispersi in quattordici tornate d’asta. Ad aggiudicarselo, dopo una battaglia memorabile con l’alsaziano Maurice Burrus, magnate del tabacco, fu Hugo Griebert, commerciante londinese che rilanciava per conto dell’industriale tessile di New York Arthur Hind, il quale, per impossessarsene, sborsò 352mila franchi (e questo è il primo record di vendita per un francobollo). La vedova di Hind, che lo aveva ereditato nel 1933 alla morte del marito dopo una complessa battaglia legale, lo mise in vendita tramite la Harmer, Rooke&Co. di Londra, che ne organizzò la vendita per il 30 ottobre 1935 a New York: le offerte in sala però non raggiunsero il prezzo di riserva stabilito (42.500 dollari) e l’esemplare fu ritirato, sotto gli occhi delusi della stampa internazionale richiamata dall’evento. Da quel momento l’1 centesimo fu proposto per trattativa privata, rimanendo però invenduto fino al 1940, quando Frederick “Poss” Trouton Small, ingegnere della Florida, lo acquisì per 45mila dollari come forma di investimento, mantenendo segreta la sua identità. Il francobollo tornò sotto i riflettori nel 1970, quando, offerto in vendita da Siegel a New York, da una base di 100mila dollari per 280mila (secondo record) passò nelle mani di una cordata capitanata dal commerciante Irwin Weinberg. Dieci anni dopo, il 5 aprile 1980, nel corso di un’appassionante asta al Waldorf Astoria di New York, il martello batté l’aggiudicazione per 935mila dollari (terzo record) a John Eleuthère du Pont, esponente della dinastia di industriali chimici di Philadelphia, appassionato filatelista, morto in prigione nel dicembre 2010, dove stava scontando la condanna a trent’anni per assassinio di un lottatore di wrestling. Chi raccoglierà il testimone di du Pont?

Tanti dubbi e polemiche
L’originalità dell’esemplare è stata più volte messa in dubbio, ma il certificato rilasciato il 17 marzo 2014 da un comitato di esperti della Royal philatelic society di Londra sembra aver posto fine alla questione. A favore dell’autenticità hanno deposto soprattutto i simboli che nel corso del tempo i proprietari hanno apposto al retro del francobollo: a vista o da esame spettrografico sono stati riconosciuti il trifoglio di Ferrari, la H e il quadrifoglio di Hind, la stella a 17 punte della vedova Hind, la cometa di Small, la sigla FK (Finbar Kenny) dell’agente di Small, le iniziali IW di Irwin Weinberg, la firma di Hohn du Pont FOTO 12. Qualche anno fa un medico tedesco, tale Peter Winter, dichiarò di aver acquistato un secondo esemplare, disse, da un ballerino rumeno: il francobollo, riconosciuto autentico da due esperti, Rolf Roeder e David Feldman, sarebbe successivamente smascherato dagli esperti della Royal philatelic society come un 4 centesimi contraffatto.
3.1 cent retro

La vendita di giugno e il “totoacquirente”
La vendita si presenta con un’anomalia apparente: l’1 centesimo viene licitato il 17 giugno da Sotheby’s a New York, mentre il resto della collezione di British Guyana di du Pont (che comprende anche rarità del Capo di Buona Speranza, Mauritius e NewBrunswick) va invece all’asta dieci giorni dopo a Ginevra, da David Feldman. Le aspettative sulla vendita sono altissime. Si dice che qualcuno si sia già fatto avanti e la casa Sotheby’s non nasconde l’ambizione di voler battere l’attuale record per un francobollo singolo venduto all’asta, i 2.875.000 franchi svizzeri (circa 2,2 milioni di dollari) messi a segno nel 1996 dal Tre skilling giallo di Svezia all’asta di Feldman a Ginevra. Difficile tracciare il ritratto del possibile acquirente: un collezionista che lo acquista per passione (e investimento)? un investitore? una cordata? qualcuno in cerca della ribalta?
Intanto, in attesa dell’incanto, l’1 centesimo un successo l’ha già ottenuto: aver fatto parlare di sé i più importanti quotidiani di tutto il mondo, dal NewYork Times al Guardian, mentre quelli italiani finora hanno “bucato” la notizia. Nel maggio di sessanta anni fa, nel 1954, il settimanale Life apriva proprio con l’1 centesimo uno speciale di nove pagine e copertina dedicato ai francobolli più rari del mondo. E non sbagliava.

Chi sarà il prossimo proprietario?

Commenti